sabato 27 novembre 2010

Avventura alle Gole di Samaria, le più lunghe d'Europa

Le gole di Samaria si trovano a Creta e sono uno dei parchi naturali più belli della Grecia. Il parco si può ammirare pacificamente dall'alto di un belvedere o decidere di affrontare in una lunga camminata di 4\5\6 ore da non sottovalutare anche nella scelta delle calzature che devono essere da montagna,  13 km di pensieri che scorrono nella mente rievocando  l'acqua fresca del mare del giorno prima. Le fontane d'acqua fresca posizionate ogni mezz'ora di cammino, ristorano la propria gola ma la passeggiata è realmente stancante, soprattutto se il destino ha deciso come per il sottoscritto di farvela rifare in salita. Partite presto in modo da evitare l'affollamento, che potrebbe rovinare proprio tutto, oppure la soluzione più avventurosa è partire tardi (ore 12 \ 13) in modo da evitare le masse di turisti che viaggiano in gruppi organizzati e arrivare al bellissimo villaggio sulla costa Agia Roumeli e qui dormire sulla spiaggia o in una qualche caratteristica pensione.

Il percorso è protetto nei punti più esposti, cionondimeno nella gola si sentono sassi cadere e purtroppo il rischio c'è ed è reale.

Nell'occasione ho preso un albero al volo che stava cadendo e l'ho sorretto per fare la foto. Poi l'ho lasciato cadere, come natura vuole..




In questa oasi sopravvivono in libertà gli ultimi esemplari di krikri, una razza locale di capre selvatiche minacciata di estinzione. La kri-kri, pur di dimensioni poco più grandi di quelle di una capra comune, ha un aspetto maestoso: possiede una lunga barba e un mantello bruno con una banda nera che, dal muso, percorre la schiena fino alla coda; più o meno neri possono essere anche il petto e le zampe nel maschio, due lunghe corna ricurve simili a quelle dello stambecco. Nel proprio ambiente naturale è molto timida e schiva e poche persone, turisti o locali, possono dire di averla vista in libertà.




L'imbocca della gola. Notate la bellezza delle pareti rocciose che ripide sprofondano seguendo il solco scavato dal torrente.



 La forza delle acque ha messo a nudo la stratificazione delle rocce.





Il mio bagno al tramonto ad Agia Roumeli dopo 6 ore di cammino. Sulla linea dell'orizzonte la costa libica.
Se arrivate in fondo al parco a pomeriggio, non vi permettono di tornare indietro con la motivazione che il rischio della caduta di massi alla sera aumenta e quindi la pericolosità della gola alla sera è altissima. Io ed i miei amici abbiamo provato comunque a tornare indietro alla macchina, perchè non eravamo attrezzati per dormire fuori ne avevamo portato i soldi per dormire nelle pensioni che comunque ci sono nel bellissimo e caratteristico villaggio egreste di Agia Roumeli, ma siamo stati raggiunti dalle guardie del parco che ce lo hanno impedito ma allo stesso tempo si sono prodigate per fornirci una scorta di pane per la notte. Da un duro scontro ne è nato un dialogo sull'esistenza ed ho lasciato in quella gola un vero amico, un grande uomo, la cui famiglia da sempre sorveglia quelle gole per evitare danni al patrimonio botanico ed alla quiete degli animali.

giovedì 25 novembre 2010

Alluvione in Veneto? C'è la soluzione.



L'alluvione in Veneto? C'è una soluzione. Se tutti gli amministratori ed i politici che governano il territorio, ed i cittadini che li votano, avvessero letto "Il paesaggio come teatro" di Eugenio Turri, io credo che la smetteremmo di piangere lacrime di coccodrillo stupendoci perchè dopo qualche giorno di pioggia ci ritroviamo ovunque nel Veneto, ma non solo, in uno scenario da Diluvio Universale.



Leggerete infatti in questo libro rivelatore di verità come nel Veneto imperversava uno slogan: ‘una fabbrica per ogni campanile’. L’economia industriale, capitalistica, nelle fasi più eccitate del ‘miracolo’ non si poneva in Italia, nessun ostacolo, né di tipo ecologico né di ordine culturale, producendo quelle lacerazioni nel tessuto sociale ed ambientale che se hanno fatto decollare l’Italia nei cieli del benessere, l’hanno anche distrutta nelle sue fisionomie più caratteristiche.

Il diluvio rappresentato da Michelangelo (1509) nella Cappella Sistina, Roma. Il diluvio o diluvio universale è una storia mitologica di una grande inondazione mandata da una o più divinità per distruggere la civiltà come atto di punizione divina.

lunedì 22 novembre 2010

Semplicemente Cnosso.


Ho visitato Cnosso in una calura insopportabile. La bottiglietta d'acqua finisce presto. In Agosto qui Eolo non arriva ed il Dio del Sole invece spara tutte le sue freccie ardenti rendendo la visita quasi un viaggio nel rimpianto di non essere andati a sguazzare nelle fresche acque del mare. Tornati a casa e guardando queste foto, capisci però quanto ne sia valsa la pena e di come Cnosso sia sostanzialmente una tappa obbligata. 


Gran parte di quanto è oggi visibile si deve all'opera di ricostruzione di Arthur Evans, che dal 1900 iniziò ad indagare il sito in cui sorgeva la capitale minoica.

La spettacolarità del palazzo di Minosse si deve più all'intervento ricostruttivo che agli effettivi ritrovamenti. Il mito che lo circonda, il labirinto che racchiudeva il Minotauro, è noto a tutti.


Una grande giara.



La celebre sala del trono, ornata di pitture (rifatte) contiene l'antico trono (a destra) e il bacino lustrale (a sinistra)


Il monte Giouhtas sullo sfondo della foto, 25 km a sud di Cnosso, racchiuderebbe la sepoltura di Zeus, re degli Dei.





Lastricata strada reale o Via Sacra dove si svolgevano le grandi processioni religiose.

domenica 14 novembre 2010

Chi protesta sale ruspantemente

Cory and Dana Foht
Chi protesta sale. Vuoi su una gru come gli immigrati di Brescia in questi giorni, vuoi sul tetto di una fabbrica decotta, vuoi due gemelli di 25 anni  della Florida, Cory and Dana Foht, laureati in cinematografia e con la passione per l’ecologia, forse senza aver letto neanche letto il bellissimo "Barone Ruspante" di Italo Calvino, hanno deciso di pernottare sotto le stelle dormendo su una amaca sistemata a sette metri di altezza su un olmo di Central Park a New York. Hanno violato il regolamento del parco se non fosse che certe regole sono fatte per essere infrante. A Cory e Dana, stanno girando l'America in bicicletta, cercando modi alternativi ed economici per procacciarsi cibo e alloggio.  Hanno dichiarato: «Là per aria sei in una dimensione completamente diversa; in un ecosistema vivo e palpitante, lontano dallo stress artificiale della strada» "You're getting into your own little world and rising above the stress of the street life."

Central Park of New York

sabato 13 novembre 2010

Signora Inghilterra ci vediamo e ti concio per le feste

Il vallo di Adriano.
C'è chi brama e sogna Londra. Io la rispetto, ma la rifuggo reputandola improduttiva come tutte le grandi città inquinanti e consumatrici di quelle poche risorse che sono rimaste al pianeta. L'Inghilterra non è Londra. Diciamo che la visiterò quando sarò vecchio e le mie gambe non mi sorreggeranno più. Per adesso scelgo ancora l'avventura e mi attira molto di più la foresta di Sherwood e quel misterioso nord con quell'unica certezza del Vallo di adriano. Già il cuore dell'Inghilterra è altrove. Dopo gli ultimi capodanni a Istanbul e Marrakesh, le porte dell'oriente e dell'africa, ho optato di recarmi per le prossime e non lontane vacanze nella pacifica e rilassante Inghilterra. Voglio fare esercizi di democrazia correndo lungo e in largo il vallo di Adriano e disintossicandomi dal fascismo, dal craxismo e dal berlusconismo. Signora Democrazia, Signora Inghilterra prendiamoci questo Tè insieme, sperando che nel frattempo il vecchio se ne vada.

I paesaggi intorno al Vallo di Adriano; foto © Verity Johnson-dreamstime.

venerdì 12 novembre 2010

Emanuele Ricifari, il famigerato suo malgrado.



Dopo aver visto questi filmati tratti da youtube, ho espresso tutte le mie critiche sull'operato del vicequestore Emanuele Ricifari per gli scontri di Brescia del 13 novembre 2010, contestandogli la repentività e quindi la gratuità degli ordini di carica. Ho parlato di un arrogante stato di polizia, impersonificato nell'occasione in un funzionario che davanti a tutti sembrava guidare un drappello di austriaci verso una barricata di carbonari. Ho contestato al funzionario l'apparente assenza della ricerca da parte sua del dialogo e della mediazione tipica di quell'arbitro che con il suo operato professionale, riesce a chiudere la propria partita facendo dimenticare il proprio nome e cognome. Ho sostanzialmente criticato quindi il personalismo del personaggio Emanuele Ricifari, invitandolo a prodigarsi maggiormente nella "composizione dei dissidi" e non ad alterarsi provocando smarrimento tra i manifestanti.
Il vicequestore Emanuele Ricifari, che ha lasciato un commento su questo blog e mi ha contattato in modo molto professionale e franco in un raro incontro e dialogo tra cittadinanza civile e polizia di stato (a dispetto dell'idea che mi ero fatto di una persona tracontante violenza), ha tenuto a dirmi quanto segue: "La carica (e non le cariche), è stata solo di alleggerimento (cioè tesa solo a disperdere i manifestanti e non a scontrarsi con loro), come testimoniano le immagini integrali girate non solo dalla polizia scientifica ma anche da diversi operatori di emittenti bresciane. Le altre cariche sono state da me ordinate e guidate personalmente, senza casco e manganello, davanti alla squadra di dieci uomini del reparto mobile proprio per evitare qualsiasi reazione esasperata da parte dei poliziotti canzonati da ore di dileggi, insulti e provocazioni anche fisiche. Le immagini immesse sulla rete e montate ad arte, non mostrano nulla delle ben diciasette intimazioni formali (in luogo delle tre di legge) effettuate da me e da altri dirigenti della polizia, degli innumerevoli inviti fatti dialogando con i manifestanti, dell'aggressione fisica subita dal dirigente della digos e da una commissario capo da parte di un giovane, dei calcetti sugli stinchi e sulle caviglie del personale in divisa ed in borghese schierato sulla strada.
L'ordine di caricare per quanto condiviso con il Questore, sulla strada l'ho dato io. Preciso di averlo dato una prima volta fittiziamente, d'intesa con il personale in uniforme, che aveva l'indicazine di fare solo un passo e lasciare che ci muovessimo soltanto io ed il personale in borghese, riconoscibile dalla placca di servizio esposta sul petto o alla cinta. La carica effettuata invece è stata come detto di alleggerimento, il personale aveva cioè il compito solo di "rincorrere" per una decina di metri chi non aveva ottemperato agli inviti formali ad allontanarsi .
Quanto alla funzione di "arbitro", lei ha pienamente ragione riguardo al fatto che questa sia una delle funzioni, forse la più importante, svolte dalla polizia di stato, quella che viene definita normativamente "composizione dei dissidi". Purtroppo nel caso in esame lo sforzo di composizione, durato per oltre una settimana e quella mattina per oltre due ore, non aveva dato esito, per l'assoluta intransigenza dei rappresentanti della protesta; questi (dopo le ripetute proposte, anche sostenute dalla Cgil e dalla Cisl oltre che dalla Caritas e dalle Associazioni dei Migranti continuamente rifiutavano qualunque mediazione se non dopo la concessione dell'impunità per chi era sulla gru e del rilascio del permesso di soggiorno in violazione della legge da parte delle autorità preposte), più volte invitati ad allontanarsi, con il suggerimento di disporsi sui marciapiedi lato carreggiata, onde consentire, dopo giorni di illecito blocco da loro stessi organizzato, il passaggio di cittadini, studenti universitari (il blocco-presidio stradale era posto dinanzi all'ingresso degli studenti dell'università) e residenti, si rifiutavano accusando me ed il collega della DIGOS di provocazione perchè ricordavamo loro, come correttezza vuole, che quei comportamenti costituivano una serie di reati per i quali è previsto l'arresto in flagranza. Ci siamo prodigati quindi nel "trasportare via" di peso coloro che opponevano resistenza attiva al tentativo di allontanare le persone inottemperanti agli inviti e che incitavano i presenti a violare le norme che gli erano state più volte illustrate nelle diverse fasi in cui si è riusiti a farsi ascoltare da chi, appena aprivamo bocca, ci sommergeva di fischi, insulti, cori mentre dall'alto venivano lanciati su di noi, sui vigili del fuoco e sui passanti sacchetti con escrementi, bottiglie di plastica contenenti urina, bulloni, pezzi di gru vari e pile."

Dopo aver ascoltato attentamente le parole del vicequestore, mi sento di fare le seguenti osservazioni. Pur continuando ad avere la netta sensazione che ad esempio quel "portatela via" di Emanuele Ricifari rivolto a quella signora anziana, che urlava "non ho fatto niente", sia ingiusto nei rapporti di forza instaurati, altrettanto ingiusto credo sia il fatto che LA POLITICA demandi e scarichi sempre più sulle forze dell'ordine  la gestione delle tensioni frutto della propria incapacità di legiferare leggi giuste e di ricercare e promuovere un equilibrio e una coesione sociale. In tal senso, le forze dell'ordine sono le prime a pagare lo stress di un malgoverno politico; perchè percepiscono da vicino le direttive di una politica corrotta e amorale a cui devono comunque tacita obbedienza e perchè dall'altro si ritrovano in prima linea a fronteggiare il malessere strisciante della società civile, malessere in aumento che al momento troppo banalmente finisce con l'offendere chi sta compiendo, bene o male dipende dal caso, semplicemente il proprio lavoro.

giovedì 11 novembre 2010

Tu non sai più chi baci. La prostituzione del bacio.

Magritte - The lovers.
Conoscere chi baci è la premessa per poter provare un sentimento d'amore. Tu non sai più chi baci, perchè non stai più cercando un'anima di cui innamorarti perdutamente, ma hai come un foro di un proiettile che pensi di poter riempire a suon di slinguazzate banali che lasciano soltanto un retrogusto di colpevolezza e superficialità. Il bacio di Via col vento viene gettato al vento, in baci convulsivi che fanno seguito a pianti ed ad angoscie esistenziali, perchè quando baciamo e non proviamo amore, si spegne in noi qualcosa di profondamente magico per dar spazio a ciò che è fine a se stesso. La prostituzione del bacio, passa per la teoria banale che vorrebbe il bacio, addirittura a stampo nei programmi della televisione commerciale, quale strumento tattoriale per capire veramente l'affinità con il partner sconosciuto. La teoria della giustificazione del banale.

è solo un film e tu sei spettatatrice?
La verità è che esiste anche la prostituzione del bacio, al di là di qualsiasi giudizio morale. 10 milioni di italiani frequentano prostitute. 10 milioni di italiani non sanno pià cosa possa significare baciare per amore. Milioni di teenager bacino in webcam ogni giorno un partner diverso. Altri milioni di italiani bacerebbero in bocca Berlusconi in cambio dei 1000 euro della D'addario. Nessuno cerca più di chiudere la propria esistenza a testa alta, guardando la propria amata e dicendole "ho amato solo te, anche con quest'ultimo bacio. Il nostro bacio è per sempre". Per questo ci commoviamo e piangiamo come coccodrilli ipocriti davanti ai film. Chi teorizza l'amore eterno viene deriso. Non siamo in grado di diventare attori e protagonisti di una vita virtuosa. In una vita frenetica tormentata dal lavoro, dalla ricerca di un successo effimero personale, dalla cementificazione delle emozioni naturali, abbiamo dimenticato che la più bella esperienza di una vita terrena è l'esperienza dell'essere amati. Essere amati non da centinaia di bocche plastificate, ma da una ed una sola. Da quella più bella di tutte. Quella per la quale saremo in grado di morire e che quando baciamo, dallo sfarfallio dello stomaco alle stelle che girano, ci fa sentire perennemente in volo in questo mare che è la vita.

domenica 7 novembre 2010

"Vai": una delle spiaggie più belle di Creta

La spiaggia di Vai a Creta è tra le più belle d'Europa per un vasto palmeto che si estende fino al mare, uno dei pochi in Europa. Una spiaggia con un retrogusto esotico. Da non perdere.








sabato 6 novembre 2010

lunedì 1 novembre 2010

Marsilio Editori compie 50 anni

Nel mondo dell'editoria c'è una galea veneziana, l'ammiraglia Marsilio Editori, che da 50 anni solca leggera quel mare magnum che chiamiamo cultura. È l'anniversario e per l'occasione si è tenuta una grande festa al teatro La Fenice a Venezia.


Costantinopoli si può ancora conquistare? certo se nel 2010 si chiama Sonzogno ed ha un certo che di femminile. L’editrice veneziana ha acquisito infatti la storica Sonzogno ed il suo catalogo, rilevando così uno dei più antichi e popolari marchi dell’editoria italiana. La casa editrice veneziana, partita da quel porto sicuro che diede alla storia anche il primo editore in senso moderno, Aldo Manuzio (1449-1515), percorre ora a vele spiegate rotte prima sconosciute, che potranno portare i suoi lettori verso incantevoli lidi remoti. Rimanete saldi al vostro posto. Lidi gialli come la sabbia dorata. Vele al vento verso l'ignoto. Duri ai banchi, in quel mare che è la vita.


Intervista al Prof.re Cesare de Michelis per i 50 anni della Marsilio Editori, nata il 23 febbraio 1961.
 «Far libri, stamparli, leggerli, scriverli, raccoglierli, venderli, recensirli, nella mia vita mi sembra di non aver fatto altro, come se un’ossessiva passione mi avesse travolto appena ragazzo. Eppure da sempre mi è sembrato non privo di significato farli qua, dov’ero cresciuto, nella nostra terra, magari a Venezia.

Quando cominciai lo sapevo e non lo sapevo che la Serenissima era stata la patria del libro, che proprio nell’isola aveva preso forma e si era definito all’alba del Cinquecento, quello strano mestiere che è far l’editore, grazie a Aldo Manuzio, il principe e il principio di tutta la storia dei libri.

Per questo continuo a fare libri a Venezia, come se il tempo che intanto è passato non sia bastato a cancellare una storia che ha ormai cinque secoli e più»
                                                                                 Cesare De Michelis
Le sede della Marsilio Editori, recentemente restaurata, ben visibile per chi arriva a Venezia attraversando il Ponte della Libertà, è per dirla con le parole di Cesare De Michelis «il baricentro esatto di Venezia intesa come terraferma e centro storico».

sabato 30 ottobre 2010

In cerca dei Titani: le grotte di Calypso\Ulisse a Gozo e di Zeus a Creta

Dentro la grotta di Calypso\Ulisse a Gozo. Settembre 2010
Dentro di me c'è un po' di Ulisse. Almeno così ho pensato a Gozo quest'estate in quella che per convenzione abbiamo eletto essere la grotta di Calypso, dove  Ulisse rimase ammaliato dalla ninfa dei mari per ben sette anni, prigioniero della sua bellezza.
Gli amori di Ulisse e Calipso, dipinto di Jan Brueghel il Vecchio, Londra, Johnny van Haeften Gallery
Omero nel V canto dell'Odissea, parlando delle adiacenze della grotta ci racconta di pioppi e cipressi che odorano di vita, viti ricche di grappoli, prati fioriti di viole.
Panorama dalla Grotta di Calypso\Ulisse. Il mare.

Nelle viscere della Grotta di Zeus a Creta. Agosto 2010

Dico sempre che solo mettendo in viaggio l'anima si evita che essa, annoiata, abbandoni il proprio corpo. Prima di morire fisicamente puoi morire miseramente umanamente. Visitando la Grotta di Zeus a Creta mi batteva forte il cuore; è una scoscesa caverna dentellata  di stalattiti e stalagmiti, in cui sono stati rinvenuti resti di un santuario minoico. Sempre una leggenda...indica questa grotta come il luogo in cui Rea, sposa di Crono, partorì Zeus. Come per la tomba di Omero, di cui ho parlato a lungo , uno dei luoghi a cui sono particolarmente affezionato, la grotta è situata in un panorama mozzafiato (vedi foto sotto), da cui è possibile abbracciare tutto l'altopiano di Lassithi. 
Panorama dalla grotta di Zeus (Diktéo Andro). Creta

Scontro Tra Titani. In cerca dei Titani

mercoledì 20 ottobre 2010

La storia di Devis in esplorazione

Poche persone sono in esplorazione. Le altre si sono perse per strada.
Il 20 Aprile 2010 dedicai un post a Devis ed al suo progetto di Ecovillaggio.
Ieri MTV, gli ha trasmesso lo speciale "La storia di Devis". Nel video si è parlato anche di Into the Wild.

martedì 19 ottobre 2010

L'Antitrust ha messo gli occhi addosso a Cineca\Kion

Un anno fa', il 22 Ottobre, scrivevo in un post "Le Università Italiane nelle mani di KION S.p.a. tramite Esse3 e U-gov: la fine della logica e la nuova dipendenza economica".
Ora un articolo di Repubblica dell'8 Ottobre 2010 riporta la notizia che l'Antitrust ha messo gli occhi addosso all'accoppiata d'affari "Cineca\Kion". (BOLLETTINO N. 35 DEL 27 SETTEMBRE 2010)

L'articolo a cui rimando, dice infatti che l'Antitrust si è accorta che Cineca/Kion detengono insieme una quota pari a circa l'80% del mercato, principalmente attraverso il software gestionale Esse3 sulla didattica. Un settore, dati alla mano, particolarmente redditizio: nel quadriennio 2004-2007 la Kion S. p. A. presenta un fatturato complessivo di 34.238.747 euro, per il 2008 il volume d'affari è stato di 13.301.286 euro e l'ultimo bilancio disponibile riporta che nell'anno solare 2009 il fatturato è stato di 13.738.053 euro. Notate bene, che il povero cliente finale è l'esamine sistema universitario italiano!!!
Un altro aspetto che ha spinto l'Autorità ad interrogarsi sulla potenziale portata anticoncorrenziale della fornitura software Cineca/Kion riguarda la natura stessa del servizio: si tratta, infatti, di un prodotto informatico con licenza a codice sorgente chiuso. Insomma: l'utente finale, in questo caso l'ateneo che lo acquista, non può modificarlo "in proprio" ma - per personalizzare e modulare il sofware in base alle proprie specifiche esigenze - deve necessariamente rivolgersi, a pagamento, agli sviluppatori di Kion, "la software factory" di Cineca fin dal 2001 (come sottolineano sul loro sito istituzionale). E la concorrenza? Praticamente non esiste: il principale competitor detiene una quota del 3%, tutti gli altri insieme un modesto 1% e le università che auto-producono e gestiscono in proprio il software d'ateneo dal 2001 si sono costantemente ridotte e oggi si contano ormai sulle dita di una mano.




AS755 - GESTIONE INFORMATIZZATA DEGLI ATENEI UNIVERSITARI

Roma, 10 settembre 2010

Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Nell’esercizio dei poteri di cui agli articoli 21 e 22 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (di seguito, l’Autorità) intende formulare alcune osservazioni in merito al Decreto Ministeriale 14 maggio 2010 con il quale il Ministero in indirizzo ha approvato il nuovo statuto del Consorzio Interuniversitario per il Calcolo Automatico dell'Italia Nord Orientale (di seguito, Cineca o il Consorzio) e alle problematiche concorrenziali esistenti nel mercato dell’elaborazione e della fornitura di software per la gestione informatizzata delle segreterie studenti nelle Università italiane.
Per quanto concerne la revisione dello statuto di Cineca, l’Autorità ritiene che sussistano particolari perplessità di ordine concorrenziale con riferimento alla nuova versione dell’articolo 2 dello statuto, laddove questo prevede che “nell’esclusivo interesse degli Enti consorziati ed in esecuzione o comunque in conformità alle decisioni di affidamento o di incarico provenienti da tali Enti, il Consorzio rappresenta lo strumento organizzativo specializzato, appositamente costituito ed operante per lo svolgimento delle attività, anche con carattere di impresa” (enfasi aggiunta), indicate nel successivo articolo 3, dedicato alla descrizione dell’ambito di operatività del Consorzio. La portata anticoncorrenziale delle citate disposizioni risulta aggravata, altresì, dall’assenza di precise regole circa eventuali incompatibilità tra funzioni di gestione e amministrazione del Consorzio e incarichi esterni in altre realtà imprenditoriali.
Allo stesso modo, suscita diverse preoccupazioni di carattere concorrenziale la prassi, adottata da un sempre crescente numero di Università, di acquisire da Cineca e, per tramite di questa, dalla società interamente controllata Kion S.p.A., la fornitura dei software gestionali e dei relativi servizi di assistenza, in assenza di una qualsivoglia forma di confronto concorrenziale.
Come noto, Cineca è un consorzio interuniversitario senza scopo di lucro, costituito nel 1969 d’iniziativa di alcuni enti universitari.
In conformità con quanto previsto dalle varie versioni dello statuto succedutesi nel tempo, l’attività principale del Consorzio consiste nello sviluppo di applicazioni e servizi avanzati di Information Technology, attraverso la promozione del ricorso a sistemi avanzati di elaborazione dei dati, nonché la stessa predisposizione, elaborazione e gestione di appositi sistemi informatici dedicati alla realtà universitaria.
Attualmente, Cineca è il maggiore centro di calcolo in Italia, nonché uno dei più importanti a livello mondiale.
Dal 30 gennaio 2006, il Consorzio, pur mantenendo la propria natura non profit, ha acquisito personalità giuridica privata e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) è entrato a pieno titolo tra gli enti consorziati con compiti di vigilanza. In particolare, ai sensi dell’articolo 20 dello statuto attualmente vigente (articolo 19 dello statuto precedente), le modifiche statutarie, deliberate dal Consiglio di Amministrazione del Consorzio, debbono essere trasmesse al MIUR per l’approvazione. Nello svolgimento della sua attività, Cineca si avvale di una società strumentale, Kion S.p.A. (di seguito, Kion), interamente controllata dal Consorzio, che si occupa della commercializzazione delle licenze d’uso dei software elaborati in ambito Cineca, nonché della prestazione dei servizi di assistenza e manutenzione post vendita.
Dai dati attualmente a disposizione emerge che i prodotti distribuiti da Cineca/Kion – principalmente il software ESSE3, con licenza a codice sorgente chiuso – detengono una quota pari a circa l’80% del mercato. Il più importante concorrente detiene una quota di mercato del 3%.
Gli altri operatori hanno una quota di mercato pari o inferiore all’1%. Il numero di Atenei che si avvale di servizi in auto-produzione è, dal 2001 ad oggi, tendenzialmente decrescente ed è ridotto, ormai, a poche unità.
Tenuto conto del contesto di mercato sopra descritto, l’Autorità ritiene che le recenti modifiche allo statuto di Cineca, approvate dal MIUR con il menzionato decreto, risultino idonee a produrre significativi effetti anticoncorrenziali.
La previsione, avvallata dal MIUR, secondo la quale il Consorzio costituisce lo “strumento organizzativo specializzato, appositamente costituito ed operante per lo svolgimento delle attività, anche con carattere di impresa”, legittimando l’attività sostanzialmente imprenditoriale svolta da Cineca, non solo contrasta ictu oculi con l’ulteriore previsione relativa all’assenza di scopo di lucro nell’attività consortile, ma snatura in maniera decisiva il carattere istituzionale del Consorzio stesso, che è diretta conseguenza della partecipazione al Cineca del MIUR, oltre che di altri enti di ricerca di rilevanza nazionale.
In sostanza, da un lato, lo statuto individua il Consorzio quale principale interlocutore istituzionale delle Università nell’ambito dello sviluppo di applicazioni e servizi avanzati di tecnologia informatica, ruolo rafforzato dalla presenza nella compagine consortile dello stesso MIUR – con funzione di controllo – e di altri enti pubblici di ricerca; dall’altro, tuttavia, per il raggiungimento delle finalità istituzionali, lo stesso statuto consente a Cineca di svolgere attività di natura imprenditoriale, con evidenti conseguenze sul mercato di riferimento che, come dimostrano i dati innanzi ricordati, risulta fortemente condizionato dalla presenza di un operatore dotato di un esplicito riconoscimento istituzionale e, per tale ragione, avvantaggiato in re ipsa rispetto agli imprenditori privati pure attivi nel settore.
L’effetto distorsivo della concorrenza risulta ulteriormente rafforzato dal costante ricorso di Cineca, per l’effettivo svolgimento dell’attività di impresa connessa allo sviluppo del software e alla prestazione dei relativi servizi di assistenza, alla società strumentale Kion, direttamente controllata dal Consorzio, con la quale sussistono diverse connessioni anche di carattere soggettivo.
Aderiscono al Consorzio almeno 43 Università italiane, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Istituto Nazionale di Oceanografica e di Geofisica Sperimentale (OGS) e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR).
I dati sono disponibili sul sito web di Cineca, www.cineca.it.
(dai dati a disposizione risulta che almeno un componente del Consiglio di Amministrazione di Kion ricopre incarichi di responsabilità in Cineca). Ciò anche per l’assenza, nello statuto di Cineca, di precise regole circa eventuali incompatibilità tra funzioni di gestione e amministrazione del Consorzio e incarichi esterni in altre realtà imprenditoriali, specie se strettamente connesse all’ambito di attività consortile, che evitino l’insorgere di conflitti di interesse nel perseguimento delle finalità istituzionali del Consorzio stesso.
Sotto un secondo profilo, l’Autorità sottolinea come risulti contraria ai principi a tutela della concorrenza e del libero mercato e idonea ad attribuire alla menzionata società ingiustificati vantaggi competitivi la prassi, adottata da un sempre crescente numero di Università, di affidare direttamente a Cineca e, per tramite di questa, a Kion, la fornitura dei software gestionali e dei relativi servizi di assistenza, in assenza di una qualsivoglia forma di confronto competitivo.
L’affidamento avviene sempre a titolo oneroso, a prescindere dalla partecipazione o meno al Consorzio e, di conseguenza, dal versamento del contributo associativo a Cineca.
A tale proposito, l’Autorità osserva che le Università pubbliche, così come tutte le pubbliche amministrazioni, sono tenute al rispetto delle regole e dei principi dell’evidenza pubblica laddove decidano di esternalizzare i propri servizi, non agendo, quindi, in autoproduzione, ma rivolgendosi a soggetti terzi che esercitino un’attività di carattere imprenditoriale.
Al riguardo, in linea con i principi della giurisprudenza comunitaria, l’Autorità osserva che, indipendentemente dalla formale natura giuridica del soggetto fornitore dei servizi, ai fini antitrust, il Consorzio Cineca, nel momento in cui presta un’attività economica di carattere imprenditoriale, è qualificabile come impresa. Secondo la consolidata giurisprudenza comunitaria, del resto, la circostanza che un soggetto offra beni e servizi senza proseguire uno scopo di lucro non è ex se idonea ad escludere la natura economica dell’attività svolta e la conseguente applicazione delle regole di concorrenza previste dall’ordinamento comunitario e nazionale.
In questo contesto, l’Autorità osserva che la fornitura di licenze software e la prestazione dei relativi servizi di assistenza e manutenzione, costituendo attività tipicamente economica, ricadono senz’altro nell’ambito di applicazione della disciplina generale del Codice dei Contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. Per tale ragione, nel processo di acquisizione delle forniture così come nell’affidamento dei servizi di assistenza, le Università pubbliche sono soggette al rispetto della disciplina prevista dal Codice stesso e dei principi generali in materia di evidenza pubblica, anche al fine di garantire ad altri operatori, peraltro già presenti nel mercato, una concreta possibilità di competere per l’aggiudicazione delle forniture e dei servizi. Circostanza che, allo stato, risulta fortemente condizionata dal ruolo svolto da Cineca/Kion nel mercato di riferimento.

A questo proposito, il fatto che Cineca sia statutariamente legittimato a collaborare con le Università per l’elaborazione e lo sviluppo di appositi sistemi informatici può rilevare soltanto come parametro di riferimento per individuare i limiti di operatività del Consorzio, ma è irrilevante ai fini antitrust e non esime né Cineca, né tantomeno le Università pubbliche dal rispetto delle regole di concorrenza. Al contrario, il fatto che Cineca possa, nell’ambito della sua attività istituzionale, svolgere determinati servizi, non può giustificare che le Università, che di questi servizi vogliono avvalersi, li affidino senza gara, in palese violazione della normativa posta a tutela della concorrenza.
Né pare poter essere invocata, nel caso di specie, la particolare figura dell’in house providing, la cui legittimità è subordinata, come noto, al rispetto di stringenti requisiti che non paiono in alcun modo ricorrere nel caso in discussione.
Da ultimo, con riferimento alla natura “chiusa” del codice sorgente delle licenze ESSE3 di Cineca, l’Autorità sottolinea l’opportunità che, anche con riferimento al mercato in esame, proprio in quanto caratterizzato dalla presenza di un operatore in posizione di evidente dominanza, le procedure di acquisizione di software favoriscano l’affermazione della piena interoperabilità tra i vari prodotti disponibili nel mercato. L’esperienza comunitaria e nazionale ha dimostrato, infatti, che l’interoperabilità tra sistemi applicativi informatici, anche attraverso il ricorso a programmi a codice sorgente aperto, stimola lo sviluppo della concorrenza nel mercato, induce una più efficace evoluzione tecnologica e comporta una riduzione dei costi, con benefici per gli utenti finali.
A questo proposito, si osserva come, in tempi recenti, lo stesso Legislatore abbia condiviso l’impostazione sopra richiamata, prescrivendo, ai sensi del comma 2 dell’art. 68 del decreto legislativo n. 82/2005, recante “Codice dell’amministrazione digitale”, che nell’approvvigionamento di prodotti software, le PP.AA. adottino soluzioni tali da assicurare “l’interoperabilità e la cooperazione applicativa…” e da consentire “la rappresentazione dei dati e documenti in più formati, di cui almeno uno di tipo aperto, salvo che ricorrano peculiari ed eccezionali esigenze”. A questo proposito, si osserva, altresì, come, ai sensi del comma 1 del medesimo articolo, le pubbliche amministrazioni “acquisiscono, secondo le procedure previste dall'ordinamento, programmi informatici a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico” che deve tenere conto anche della possibilità di acquisire sul mercato programmi informatici a codice sorgente aperto.
Alla luce di quanto sin qui considerato, l’Autorità auspica che il Ministero in indirizzo ed il mondo universitario in generale tengano conto delle osservazioni svolte e sottolinea, inoltre, la necessità che alle distorsioni sopra evidenziate sia posto quanto prima un termine.

IL PRESIDENTE
Antonio Catricalà

Salviamo SaKineh


Salviamo Sakineh: Firma l'appello

Al 19 Ottobre 2010 sono state raccolte 80655 firme


“Un giorno il capo di una tribù nomade trovò un Kilim abbandonato all’ingresso della sua tenda. Lo prese e lo guardò attentamente e poi disse ad uno dei suoi uomini: “Trovami subito il padre della ragazza che ha tessuto questo Kilim e portamelo nella mia tenda”. Il padre fu trovato e portato nella tenda dell’ Aga che disse:” Da quel che ho capito credo che tu voglia maritare tua figlia con una persona che essa non vuole perché il suo cuore batte per un altro”. Il padre stupito rispose “Si signore, io non sono che un povero nomade e un uomo ricco ha chiesto la mano di mia figlia. Per il suo bene non ho potuto dire di no e a lui l’ho promessa. Ma mia figlia è innamorata di un giovane più povero di me. Ma!? Signore come fate voi a conoscere tutto ciò?” Il Signore mostrò il Kilim e chiese:” E’ stata tua figlia a tesserlo?” “Si Signore, riconosco il lavoro”. “E’ così, ho appreso tutto ciò attraverso il linguaggio di questo Kilim. Ti donerò dei cavalli e dei cammelli e tu potrai cominciare i preparativi del matrimonio con questo giovane. E di anche a tua figlia che lei ha ben tessuto il Kilim, ma che dovrà mettere meno verde nel rosso la prossima volta, mi stavo quasi sbagliando”.

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