lunedì 22 novembre 2010

Semplicemente Cnosso.


Ho visitato Cnosso in una calura insopportabile. La bottiglietta d'acqua finisce presto. In Agosto qui Eolo non arriva ed il Dio del Sole invece spara tutte le sue freccie ardenti rendendo la visita quasi un viaggio nel rimpianto di non essere andati a sguazzare nelle fresche acque del mare. Tornati a casa e guardando queste foto, capisci però quanto ne sia valsa la pena e di come Cnosso sia sostanzialmente una tappa obbligata. 


Gran parte di quanto è oggi visibile si deve all'opera di ricostruzione di Arthur Evans, che dal 1900 iniziò ad indagare il sito in cui sorgeva la capitale minoica.

La spettacolarità del palazzo di Minosse si deve più all'intervento ricostruttivo che agli effettivi ritrovamenti. Il mito che lo circonda, il labirinto che racchiudeva il Minotauro, è noto a tutti.


Una grande giara.



La celebre sala del trono, ornata di pitture (rifatte) contiene l'antico trono (a destra) e il bacino lustrale (a sinistra)


Il monte Giouhtas sullo sfondo della foto, 25 km a sud di Cnosso, racchiuderebbe la sepoltura di Zeus, re degli Dei.





Lastricata strada reale o Via Sacra dove si svolgevano le grandi processioni religiose.

domenica 14 novembre 2010

Chi protesta sale ruspantemente

Cory and Dana Foht
Chi protesta sale. Vuoi su una gru come gli immigrati di Brescia in questi giorni, vuoi sul tetto di una fabbrica decotta, vuoi due gemelli di 25 anni  della Florida, Cory and Dana Foht, laureati in cinematografia e con la passione per l’ecologia, forse senza aver letto neanche letto il bellissimo "Barone Ruspante" di Italo Calvino, hanno deciso di pernottare sotto le stelle dormendo su una amaca sistemata a sette metri di altezza su un olmo di Central Park a New York. Hanno violato il regolamento del parco se non fosse che certe regole sono fatte per essere infrante. A Cory e Dana, stanno girando l'America in bicicletta, cercando modi alternativi ed economici per procacciarsi cibo e alloggio.  Hanno dichiarato: «Là per aria sei in una dimensione completamente diversa; in un ecosistema vivo e palpitante, lontano dallo stress artificiale della strada» "You're getting into your own little world and rising above the stress of the street life."

Central Park of New York

sabato 13 novembre 2010

Signora Inghilterra ci vediamo e ti concio per le feste

Il vallo di Adriano.
C'è chi brama e sogna Londra. Io la rispetto, ma la rifuggo reputandola improduttiva come tutte le grandi città inquinanti e consumatrici di quelle poche risorse che sono rimaste al pianeta. L'Inghilterra non è Londra. Diciamo che la visiterò quando sarò vecchio e le mie gambe non mi sorreggeranno più. Per adesso scelgo ancora l'avventura e mi attira molto di più la foresta di Sherwood e quel misterioso nord con quell'unica certezza del Vallo di adriano. Già il cuore dell'Inghilterra è altrove. Dopo gli ultimi capodanni a Istanbul e Marrakesh, le porte dell'oriente e dell'africa, ho optato di recarmi per le prossime e non lontane vacanze nella pacifica e rilassante Inghilterra. Voglio fare esercizi di democrazia correndo lungo e in largo il vallo di Adriano e disintossicandomi dal fascismo, dal craxismo e dal berlusconismo. Signora Democrazia, Signora Inghilterra prendiamoci questo Tè insieme, sperando che nel frattempo il vecchio se ne vada.

I paesaggi intorno al Vallo di Adriano; foto © Verity Johnson-dreamstime.

venerdì 12 novembre 2010

Emanuele Ricifari, il famigerato suo malgrado.



Dopo aver visto questi filmati tratti da youtube, ho espresso tutte le mie critiche sull'operato del vicequestore Emanuele Ricifari per gli scontri di Brescia del 13 novembre 2010, contestandogli la repentività e quindi la gratuità degli ordini di carica. Ho parlato di un arrogante stato di polizia, impersonificato nell'occasione in un funzionario che davanti a tutti sembrava guidare un drappello di austriaci verso una barricata di carbonari. Ho contestato al funzionario l'apparente assenza della ricerca da parte sua del dialogo e della mediazione tipica di quell'arbitro che con il suo operato professionale, riesce a chiudere la propria partita facendo dimenticare il proprio nome e cognome. Ho sostanzialmente criticato quindi il personalismo del personaggio Emanuele Ricifari, invitandolo a prodigarsi maggiormente nella "composizione dei dissidi" e non ad alterarsi provocando smarrimento tra i manifestanti.
Il vicequestore Emanuele Ricifari, che ha lasciato un commento su questo blog e mi ha contattato in modo molto professionale e franco in un raro incontro e dialogo tra cittadinanza civile e polizia di stato (a dispetto dell'idea che mi ero fatto di una persona tracontante violenza), ha tenuto a dirmi quanto segue: "La carica (e non le cariche), è stata solo di alleggerimento (cioè tesa solo a disperdere i manifestanti e non a scontrarsi con loro), come testimoniano le immagini integrali girate non solo dalla polizia scientifica ma anche da diversi operatori di emittenti bresciane. Le altre cariche sono state da me ordinate e guidate personalmente, senza casco e manganello, davanti alla squadra di dieci uomini del reparto mobile proprio per evitare qualsiasi reazione esasperata da parte dei poliziotti canzonati da ore di dileggi, insulti e provocazioni anche fisiche. Le immagini immesse sulla rete e montate ad arte, non mostrano nulla delle ben diciasette intimazioni formali (in luogo delle tre di legge) effettuate da me e da altri dirigenti della polizia, degli innumerevoli inviti fatti dialogando con i manifestanti, dell'aggressione fisica subita dal dirigente della digos e da una commissario capo da parte di un giovane, dei calcetti sugli stinchi e sulle caviglie del personale in divisa ed in borghese schierato sulla strada.
L'ordine di caricare per quanto condiviso con il Questore, sulla strada l'ho dato io. Preciso di averlo dato una prima volta fittiziamente, d'intesa con il personale in uniforme, che aveva l'indicazine di fare solo un passo e lasciare che ci muovessimo soltanto io ed il personale in borghese, riconoscibile dalla placca di servizio esposta sul petto o alla cinta. La carica effettuata invece è stata come detto di alleggerimento, il personale aveva cioè il compito solo di "rincorrere" per una decina di metri chi non aveva ottemperato agli inviti formali ad allontanarsi .
Quanto alla funzione di "arbitro", lei ha pienamente ragione riguardo al fatto che questa sia una delle funzioni, forse la più importante, svolte dalla polizia di stato, quella che viene definita normativamente "composizione dei dissidi". Purtroppo nel caso in esame lo sforzo di composizione, durato per oltre una settimana e quella mattina per oltre due ore, non aveva dato esito, per l'assoluta intransigenza dei rappresentanti della protesta; questi (dopo le ripetute proposte, anche sostenute dalla Cgil e dalla Cisl oltre che dalla Caritas e dalle Associazioni dei Migranti continuamente rifiutavano qualunque mediazione se non dopo la concessione dell'impunità per chi era sulla gru e del rilascio del permesso di soggiorno in violazione della legge da parte delle autorità preposte), più volte invitati ad allontanarsi, con il suggerimento di disporsi sui marciapiedi lato carreggiata, onde consentire, dopo giorni di illecito blocco da loro stessi organizzato, il passaggio di cittadini, studenti universitari (il blocco-presidio stradale era posto dinanzi all'ingresso degli studenti dell'università) e residenti, si rifiutavano accusando me ed il collega della DIGOS di provocazione perchè ricordavamo loro, come correttezza vuole, che quei comportamenti costituivano una serie di reati per i quali è previsto l'arresto in flagranza. Ci siamo prodigati quindi nel "trasportare via" di peso coloro che opponevano resistenza attiva al tentativo di allontanare le persone inottemperanti agli inviti e che incitavano i presenti a violare le norme che gli erano state più volte illustrate nelle diverse fasi in cui si è riusiti a farsi ascoltare da chi, appena aprivamo bocca, ci sommergeva di fischi, insulti, cori mentre dall'alto venivano lanciati su di noi, sui vigili del fuoco e sui passanti sacchetti con escrementi, bottiglie di plastica contenenti urina, bulloni, pezzi di gru vari e pile."

Dopo aver ascoltato attentamente le parole del vicequestore, mi sento di fare le seguenti osservazioni. Pur continuando ad avere la netta sensazione che ad esempio quel "portatela via" di Emanuele Ricifari rivolto a quella signora anziana, che urlava "non ho fatto niente", sia ingiusto nei rapporti di forza instaurati, altrettanto ingiusto credo sia il fatto che LA POLITICA demandi e scarichi sempre più sulle forze dell'ordine  la gestione delle tensioni frutto della propria incapacità di legiferare leggi giuste e di ricercare e promuovere un equilibrio e una coesione sociale. In tal senso, le forze dell'ordine sono le prime a pagare lo stress di un malgoverno politico; perchè percepiscono da vicino le direttive di una politica corrotta e amorale a cui devono comunque tacita obbedienza e perchè dall'altro si ritrovano in prima linea a fronteggiare il malessere strisciante della società civile, malessere in aumento che al momento troppo banalmente finisce con l'offendere chi sta compiendo, bene o male dipende dal caso, semplicemente il proprio lavoro.

giovedì 11 novembre 2010

Tu non sai più chi baci. La prostituzione del bacio.

Magritte - The lovers.
Conoscere chi baci è la premessa per poter provare un sentimento d'amore. Tu non sai più chi baci, perchè non stai più cercando un'anima di cui innamorarti perdutamente, ma hai come un foro di un proiettile che pensi di poter riempire a suon di slinguazzate banali che lasciano soltanto un retrogusto di colpevolezza e superficialità. Il bacio di Via col vento viene gettato al vento, in baci convulsivi che fanno seguito a pianti ed ad angoscie esistenziali, perchè quando baciamo e non proviamo amore, si spegne in noi qualcosa di profondamente magico per dar spazio a ciò che è fine a se stesso. La prostituzione del bacio, passa per la teoria banale che vorrebbe il bacio, addirittura a stampo nei programmi della televisione commerciale, quale strumento tattoriale per capire veramente l'affinità con il partner sconosciuto. La teoria della giustificazione del banale.

è solo un film e tu sei spettatatrice?
La verità è che esiste anche la prostituzione del bacio, al di là di qualsiasi giudizio morale. 10 milioni di italiani frequentano prostitute. 10 milioni di italiani non sanno pià cosa possa significare baciare per amore. Milioni di teenager bacino in webcam ogni giorno un partner diverso. Altri milioni di italiani bacerebbero in bocca Berlusconi in cambio dei 1000 euro della D'addario. Nessuno cerca più di chiudere la propria esistenza a testa alta, guardando la propria amata e dicendole "ho amato solo te, anche con quest'ultimo bacio. Il nostro bacio è per sempre". Per questo ci commoviamo e piangiamo come coccodrilli ipocriti davanti ai film. Chi teorizza l'amore eterno viene deriso. Non siamo in grado di diventare attori e protagonisti di una vita virtuosa. In una vita frenetica tormentata dal lavoro, dalla ricerca di un successo effimero personale, dalla cementificazione delle emozioni naturali, abbiamo dimenticato che la più bella esperienza di una vita terrena è l'esperienza dell'essere amati. Essere amati non da centinaia di bocche plastificate, ma da una ed una sola. Da quella più bella di tutte. Quella per la quale saremo in grado di morire e che quando baciamo, dallo sfarfallio dello stomaco alle stelle che girano, ci fa sentire perennemente in volo in questo mare che è la vita.

domenica 7 novembre 2010

"Vai": una delle spiaggie più belle di Creta

La spiaggia di Vai a Creta è tra le più belle d'Europa per un vasto palmeto che si estende fino al mare, uno dei pochi in Europa. Una spiaggia con un retrogusto esotico. Da non perdere.








sabato 6 novembre 2010

lunedì 1 novembre 2010

Marsilio Editori compie 50 anni

Nel mondo dell'editoria c'è una galea veneziana, l'ammiraglia Marsilio Editori, che da 50 anni solca leggera quel mare magnum che chiamiamo cultura. È l'anniversario e per l'occasione si è tenuta una grande festa al teatro La Fenice a Venezia.


Costantinopoli si può ancora conquistare? certo se nel 2010 si chiama Sonzogno ed ha un certo che di femminile. L’editrice veneziana ha acquisito infatti la storica Sonzogno ed il suo catalogo, rilevando così uno dei più antichi e popolari marchi dell’editoria italiana. La casa editrice veneziana, partita da quel porto sicuro che diede alla storia anche il primo editore in senso moderno, Aldo Manuzio (1449-1515), percorre ora a vele spiegate rotte prima sconosciute, che potranno portare i suoi lettori verso incantevoli lidi remoti. Rimanete saldi al vostro posto. Lidi gialli come la sabbia dorata. Vele al vento verso l'ignoto. Duri ai banchi, in quel mare che è la vita.


Intervista al Prof.re Cesare de Michelis per i 50 anni della Marsilio Editori, nata il 23 febbraio 1961.
 «Far libri, stamparli, leggerli, scriverli, raccoglierli, venderli, recensirli, nella mia vita mi sembra di non aver fatto altro, come se un’ossessiva passione mi avesse travolto appena ragazzo. Eppure da sempre mi è sembrato non privo di significato farli qua, dov’ero cresciuto, nella nostra terra, magari a Venezia.

Quando cominciai lo sapevo e non lo sapevo che la Serenissima era stata la patria del libro, che proprio nell’isola aveva preso forma e si era definito all’alba del Cinquecento, quello strano mestiere che è far l’editore, grazie a Aldo Manuzio, il principe e il principio di tutta la storia dei libri.

Per questo continuo a fare libri a Venezia, come se il tempo che intanto è passato non sia bastato a cancellare una storia che ha ormai cinque secoli e più»
                                                                                 Cesare De Michelis
Le sede della Marsilio Editori, recentemente restaurata, ben visibile per chi arriva a Venezia attraversando il Ponte della Libertà, è per dirla con le parole di Cesare De Michelis «il baricentro esatto di Venezia intesa come terraferma e centro storico».

sabato 30 ottobre 2010

In cerca dei Titani: le grotte di Calypso\Ulisse a Gozo e di Zeus a Creta

Dentro la grotta di Calypso\Ulisse a Gozo. Settembre 2010
Dentro di me c'è un po' di Ulisse. Almeno così ho pensato a Gozo quest'estate in quella che per convenzione abbiamo eletto essere la grotta di Calypso, dove  Ulisse rimase ammaliato dalla ninfa dei mari per ben sette anni, prigioniero della sua bellezza.
Gli amori di Ulisse e Calipso, dipinto di Jan Brueghel il Vecchio, Londra, Johnny van Haeften Gallery
Omero nel V canto dell'Odissea, parlando delle adiacenze della grotta ci racconta di pioppi e cipressi che odorano di vita, viti ricche di grappoli, prati fioriti di viole.
Panorama dalla Grotta di Calypso\Ulisse. Il mare.

Nelle viscere della Grotta di Zeus a Creta. Agosto 2010

Dico sempre che solo mettendo in viaggio l'anima si evita che essa, annoiata, abbandoni il proprio corpo. Prima di morire fisicamente puoi morire miseramente umanamente. Visitando la Grotta di Zeus a Creta mi batteva forte il cuore; è una scoscesa caverna dentellata  di stalattiti e stalagmiti, in cui sono stati rinvenuti resti di un santuario minoico. Sempre una leggenda...indica questa grotta come il luogo in cui Rea, sposa di Crono, partorì Zeus. Come per la tomba di Omero, di cui ho parlato a lungo , uno dei luoghi a cui sono particolarmente affezionato, la grotta è situata in un panorama mozzafiato (vedi foto sotto), da cui è possibile abbracciare tutto l'altopiano di Lassithi. 
Panorama dalla grotta di Zeus (Diktéo Andro). Creta

Scontro Tra Titani. In cerca dei Titani

mercoledì 20 ottobre 2010

La storia di Devis in esplorazione

Poche persone sono in esplorazione. Le altre si sono perse per strada.
Il 20 Aprile 2010 dedicai un post a Devis ed al suo progetto di Ecovillaggio.
Ieri MTV, gli ha trasmesso lo speciale "La storia di Devis". Nel video si è parlato anche di Into the Wild.

martedì 19 ottobre 2010

L'Antitrust ha messo gli occhi addosso a Cineca\Kion

Un anno fa', il 22 Ottobre, scrivevo in un post "Le Università Italiane nelle mani di KION S.p.a. tramite Esse3 e U-gov: la fine della logica e la nuova dipendenza economica".
Ora un articolo di Repubblica dell'8 Ottobre 2010 riporta la notizia che l'Antitrust ha messo gli occhi addosso all'accoppiata d'affari "Cineca\Kion". (BOLLETTINO N. 35 DEL 27 SETTEMBRE 2010)

L'articolo a cui rimando, dice infatti che l'Antitrust si è accorta che Cineca/Kion detengono insieme una quota pari a circa l'80% del mercato, principalmente attraverso il software gestionale Esse3 sulla didattica. Un settore, dati alla mano, particolarmente redditizio: nel quadriennio 2004-2007 la Kion S. p. A. presenta un fatturato complessivo di 34.238.747 euro, per il 2008 il volume d'affari è stato di 13.301.286 euro e l'ultimo bilancio disponibile riporta che nell'anno solare 2009 il fatturato è stato di 13.738.053 euro. Notate bene, che il povero cliente finale è l'esamine sistema universitario italiano!!!
Un altro aspetto che ha spinto l'Autorità ad interrogarsi sulla potenziale portata anticoncorrenziale della fornitura software Cineca/Kion riguarda la natura stessa del servizio: si tratta, infatti, di un prodotto informatico con licenza a codice sorgente chiuso. Insomma: l'utente finale, in questo caso l'ateneo che lo acquista, non può modificarlo "in proprio" ma - per personalizzare e modulare il sofware in base alle proprie specifiche esigenze - deve necessariamente rivolgersi, a pagamento, agli sviluppatori di Kion, "la software factory" di Cineca fin dal 2001 (come sottolineano sul loro sito istituzionale). E la concorrenza? Praticamente non esiste: il principale competitor detiene una quota del 3%, tutti gli altri insieme un modesto 1% e le università che auto-producono e gestiscono in proprio il software d'ateneo dal 2001 si sono costantemente ridotte e oggi si contano ormai sulle dita di una mano.




AS755 - GESTIONE INFORMATIZZATA DEGLI ATENEI UNIVERSITARI

Roma, 10 settembre 2010

Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Nell’esercizio dei poteri di cui agli articoli 21 e 22 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (di seguito, l’Autorità) intende formulare alcune osservazioni in merito al Decreto Ministeriale 14 maggio 2010 con il quale il Ministero in indirizzo ha approvato il nuovo statuto del Consorzio Interuniversitario per il Calcolo Automatico dell'Italia Nord Orientale (di seguito, Cineca o il Consorzio) e alle problematiche concorrenziali esistenti nel mercato dell’elaborazione e della fornitura di software per la gestione informatizzata delle segreterie studenti nelle Università italiane.
Per quanto concerne la revisione dello statuto di Cineca, l’Autorità ritiene che sussistano particolari perplessità di ordine concorrenziale con riferimento alla nuova versione dell’articolo 2 dello statuto, laddove questo prevede che “nell’esclusivo interesse degli Enti consorziati ed in esecuzione o comunque in conformità alle decisioni di affidamento o di incarico provenienti da tali Enti, il Consorzio rappresenta lo strumento organizzativo specializzato, appositamente costituito ed operante per lo svolgimento delle attività, anche con carattere di impresa” (enfasi aggiunta), indicate nel successivo articolo 3, dedicato alla descrizione dell’ambito di operatività del Consorzio. La portata anticoncorrenziale delle citate disposizioni risulta aggravata, altresì, dall’assenza di precise regole circa eventuali incompatibilità tra funzioni di gestione e amministrazione del Consorzio e incarichi esterni in altre realtà imprenditoriali.
Allo stesso modo, suscita diverse preoccupazioni di carattere concorrenziale la prassi, adottata da un sempre crescente numero di Università, di acquisire da Cineca e, per tramite di questa, dalla società interamente controllata Kion S.p.A., la fornitura dei software gestionali e dei relativi servizi di assistenza, in assenza di una qualsivoglia forma di confronto concorrenziale.
Come noto, Cineca è un consorzio interuniversitario senza scopo di lucro, costituito nel 1969 d’iniziativa di alcuni enti universitari.
In conformità con quanto previsto dalle varie versioni dello statuto succedutesi nel tempo, l’attività principale del Consorzio consiste nello sviluppo di applicazioni e servizi avanzati di Information Technology, attraverso la promozione del ricorso a sistemi avanzati di elaborazione dei dati, nonché la stessa predisposizione, elaborazione e gestione di appositi sistemi informatici dedicati alla realtà universitaria.
Attualmente, Cineca è il maggiore centro di calcolo in Italia, nonché uno dei più importanti a livello mondiale.
Dal 30 gennaio 2006, il Consorzio, pur mantenendo la propria natura non profit, ha acquisito personalità giuridica privata e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) è entrato a pieno titolo tra gli enti consorziati con compiti di vigilanza. In particolare, ai sensi dell’articolo 20 dello statuto attualmente vigente (articolo 19 dello statuto precedente), le modifiche statutarie, deliberate dal Consiglio di Amministrazione del Consorzio, debbono essere trasmesse al MIUR per l’approvazione. Nello svolgimento della sua attività, Cineca si avvale di una società strumentale, Kion S.p.A. (di seguito, Kion), interamente controllata dal Consorzio, che si occupa della commercializzazione delle licenze d’uso dei software elaborati in ambito Cineca, nonché della prestazione dei servizi di assistenza e manutenzione post vendita.
Dai dati attualmente a disposizione emerge che i prodotti distribuiti da Cineca/Kion – principalmente il software ESSE3, con licenza a codice sorgente chiuso – detengono una quota pari a circa l’80% del mercato. Il più importante concorrente detiene una quota di mercato del 3%.
Gli altri operatori hanno una quota di mercato pari o inferiore all’1%. Il numero di Atenei che si avvale di servizi in auto-produzione è, dal 2001 ad oggi, tendenzialmente decrescente ed è ridotto, ormai, a poche unità.
Tenuto conto del contesto di mercato sopra descritto, l’Autorità ritiene che le recenti modifiche allo statuto di Cineca, approvate dal MIUR con il menzionato decreto, risultino idonee a produrre significativi effetti anticoncorrenziali.
La previsione, avvallata dal MIUR, secondo la quale il Consorzio costituisce lo “strumento organizzativo specializzato, appositamente costituito ed operante per lo svolgimento delle attività, anche con carattere di impresa”, legittimando l’attività sostanzialmente imprenditoriale svolta da Cineca, non solo contrasta ictu oculi con l’ulteriore previsione relativa all’assenza di scopo di lucro nell’attività consortile, ma snatura in maniera decisiva il carattere istituzionale del Consorzio stesso, che è diretta conseguenza della partecipazione al Cineca del MIUR, oltre che di altri enti di ricerca di rilevanza nazionale.
In sostanza, da un lato, lo statuto individua il Consorzio quale principale interlocutore istituzionale delle Università nell’ambito dello sviluppo di applicazioni e servizi avanzati di tecnologia informatica, ruolo rafforzato dalla presenza nella compagine consortile dello stesso MIUR – con funzione di controllo – e di altri enti pubblici di ricerca; dall’altro, tuttavia, per il raggiungimento delle finalità istituzionali, lo stesso statuto consente a Cineca di svolgere attività di natura imprenditoriale, con evidenti conseguenze sul mercato di riferimento che, come dimostrano i dati innanzi ricordati, risulta fortemente condizionato dalla presenza di un operatore dotato di un esplicito riconoscimento istituzionale e, per tale ragione, avvantaggiato in re ipsa rispetto agli imprenditori privati pure attivi nel settore.
L’effetto distorsivo della concorrenza risulta ulteriormente rafforzato dal costante ricorso di Cineca, per l’effettivo svolgimento dell’attività di impresa connessa allo sviluppo del software e alla prestazione dei relativi servizi di assistenza, alla società strumentale Kion, direttamente controllata dal Consorzio, con la quale sussistono diverse connessioni anche di carattere soggettivo.
Aderiscono al Consorzio almeno 43 Università italiane, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), l’Istituto Nazionale di Oceanografica e di Geofisica Sperimentale (OGS) e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR).
I dati sono disponibili sul sito web di Cineca, www.cineca.it.
(dai dati a disposizione risulta che almeno un componente del Consiglio di Amministrazione di Kion ricopre incarichi di responsabilità in Cineca). Ciò anche per l’assenza, nello statuto di Cineca, di precise regole circa eventuali incompatibilità tra funzioni di gestione e amministrazione del Consorzio e incarichi esterni in altre realtà imprenditoriali, specie se strettamente connesse all’ambito di attività consortile, che evitino l’insorgere di conflitti di interesse nel perseguimento delle finalità istituzionali del Consorzio stesso.
Sotto un secondo profilo, l’Autorità sottolinea come risulti contraria ai principi a tutela della concorrenza e del libero mercato e idonea ad attribuire alla menzionata società ingiustificati vantaggi competitivi la prassi, adottata da un sempre crescente numero di Università, di affidare direttamente a Cineca e, per tramite di questa, a Kion, la fornitura dei software gestionali e dei relativi servizi di assistenza, in assenza di una qualsivoglia forma di confronto competitivo.
L’affidamento avviene sempre a titolo oneroso, a prescindere dalla partecipazione o meno al Consorzio e, di conseguenza, dal versamento del contributo associativo a Cineca.
A tale proposito, l’Autorità osserva che le Università pubbliche, così come tutte le pubbliche amministrazioni, sono tenute al rispetto delle regole e dei principi dell’evidenza pubblica laddove decidano di esternalizzare i propri servizi, non agendo, quindi, in autoproduzione, ma rivolgendosi a soggetti terzi che esercitino un’attività di carattere imprenditoriale.
Al riguardo, in linea con i principi della giurisprudenza comunitaria, l’Autorità osserva che, indipendentemente dalla formale natura giuridica del soggetto fornitore dei servizi, ai fini antitrust, il Consorzio Cineca, nel momento in cui presta un’attività economica di carattere imprenditoriale, è qualificabile come impresa. Secondo la consolidata giurisprudenza comunitaria, del resto, la circostanza che un soggetto offra beni e servizi senza proseguire uno scopo di lucro non è ex se idonea ad escludere la natura economica dell’attività svolta e la conseguente applicazione delle regole di concorrenza previste dall’ordinamento comunitario e nazionale.
In questo contesto, l’Autorità osserva che la fornitura di licenze software e la prestazione dei relativi servizi di assistenza e manutenzione, costituendo attività tipicamente economica, ricadono senz’altro nell’ambito di applicazione della disciplina generale del Codice dei Contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. Per tale ragione, nel processo di acquisizione delle forniture così come nell’affidamento dei servizi di assistenza, le Università pubbliche sono soggette al rispetto della disciplina prevista dal Codice stesso e dei principi generali in materia di evidenza pubblica, anche al fine di garantire ad altri operatori, peraltro già presenti nel mercato, una concreta possibilità di competere per l’aggiudicazione delle forniture e dei servizi. Circostanza che, allo stato, risulta fortemente condizionata dal ruolo svolto da Cineca/Kion nel mercato di riferimento.

A questo proposito, il fatto che Cineca sia statutariamente legittimato a collaborare con le Università per l’elaborazione e lo sviluppo di appositi sistemi informatici può rilevare soltanto come parametro di riferimento per individuare i limiti di operatività del Consorzio, ma è irrilevante ai fini antitrust e non esime né Cineca, né tantomeno le Università pubbliche dal rispetto delle regole di concorrenza. Al contrario, il fatto che Cineca possa, nell’ambito della sua attività istituzionale, svolgere determinati servizi, non può giustificare che le Università, che di questi servizi vogliono avvalersi, li affidino senza gara, in palese violazione della normativa posta a tutela della concorrenza.
Né pare poter essere invocata, nel caso di specie, la particolare figura dell’in house providing, la cui legittimità è subordinata, come noto, al rispetto di stringenti requisiti che non paiono in alcun modo ricorrere nel caso in discussione.
Da ultimo, con riferimento alla natura “chiusa” del codice sorgente delle licenze ESSE3 di Cineca, l’Autorità sottolinea l’opportunità che, anche con riferimento al mercato in esame, proprio in quanto caratterizzato dalla presenza di un operatore in posizione di evidente dominanza, le procedure di acquisizione di software favoriscano l’affermazione della piena interoperabilità tra i vari prodotti disponibili nel mercato. L’esperienza comunitaria e nazionale ha dimostrato, infatti, che l’interoperabilità tra sistemi applicativi informatici, anche attraverso il ricorso a programmi a codice sorgente aperto, stimola lo sviluppo della concorrenza nel mercato, induce una più efficace evoluzione tecnologica e comporta una riduzione dei costi, con benefici per gli utenti finali.
A questo proposito, si osserva come, in tempi recenti, lo stesso Legislatore abbia condiviso l’impostazione sopra richiamata, prescrivendo, ai sensi del comma 2 dell’art. 68 del decreto legislativo n. 82/2005, recante “Codice dell’amministrazione digitale”, che nell’approvvigionamento di prodotti software, le PP.AA. adottino soluzioni tali da assicurare “l’interoperabilità e la cooperazione applicativa…” e da consentire “la rappresentazione dei dati e documenti in più formati, di cui almeno uno di tipo aperto, salvo che ricorrano peculiari ed eccezionali esigenze”. A questo proposito, si osserva, altresì, come, ai sensi del comma 1 del medesimo articolo, le pubbliche amministrazioni “acquisiscono, secondo le procedure previste dall'ordinamento, programmi informatici a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico” che deve tenere conto anche della possibilità di acquisire sul mercato programmi informatici a codice sorgente aperto.
Alla luce di quanto sin qui considerato, l’Autorità auspica che il Ministero in indirizzo ed il mondo universitario in generale tengano conto delle osservazioni svolte e sottolinea, inoltre, la necessità che alle distorsioni sopra evidenziate sia posto quanto prima un termine.

IL PRESIDENTE
Antonio Catricalà

Salviamo SaKineh


Salviamo Sakineh: Firma l'appello

Al 19 Ottobre 2010 sono state raccolte 80655 firme


“Un giorno il capo di una tribù nomade trovò un Kilim abbandonato all’ingresso della sua tenda. Lo prese e lo guardò attentamente e poi disse ad uno dei suoi uomini: “Trovami subito il padre della ragazza che ha tessuto questo Kilim e portamelo nella mia tenda”. Il padre fu trovato e portato nella tenda dell’ Aga che disse:” Da quel che ho capito credo che tu voglia maritare tua figlia con una persona che essa non vuole perché il suo cuore batte per un altro”. Il padre stupito rispose “Si signore, io non sono che un povero nomade e un uomo ricco ha chiesto la mano di mia figlia. Per il suo bene non ho potuto dire di no e a lui l’ho promessa. Ma mia figlia è innamorata di un giovane più povero di me. Ma!? Signore come fate voi a conoscere tutto ciò?” Il Signore mostrò il Kilim e chiese:” E’ stata tua figlia a tesserlo?” “Si Signore, riconosco il lavoro”. “E’ così, ho appreso tutto ciò attraverso il linguaggio di questo Kilim. Ti donerò dei cavalli e dei cammelli e tu potrai cominciare i preparativi del matrimonio con questo giovane. E di anche a tua figlia che lei ha ben tessuto il Kilim, ma che dovrà mettere meno verde nel rosso la prossima volta, mi stavo quasi sbagliando”.

lunedì 18 ottobre 2010

È successo ancora, a distanza di poco tempo.

Lo scenario di sangue dove due giovani vite innocenti sono state spezzate: Alex Biasin di 18 anni e Elena Pecin di 19 (Fonte il Gazzettino)
Non molto tempo fa' avevo scritto "Senza ipocrisie in memoria della Sig.ra Marina Badiello" cercando di affrontare senza isterismi l'omicidio di una casalinga a Padova per mano di alcuni rom e il conseguente dramma di un marito e di una figlia che hanno perso tragicamente la persona che più amavano. Ora a perdere la vita a distanza di pochi giorni sempre a Padova e sempre per mano di un nomade che guidava a 190 all'ora senza patente, sono due fidanzatini, Alex Biasin di 18 anni e Elena Pecin di 19 e i genitori di Alex versano in gravissime condizioni.


bhe io quella macchina quele bmw l'ho incrociata per via caselle di piove di sacco e dire che stava andando ad almeno 180kmh è dire poco, per chi conosce quella strada sa bene quanto stretta sia, quindi potrà capire il pelo che mi ha fatto... la cosa buffa è che 50-70 metri dietri c' erano i carabbinieri a sirene spente che li stavano inseguendo...io mi domando perche le sirene spente??? poi qualcuno mi spiega perche zingari e giostrai nel quartiere di sant' anna fanno le gare con le macchine di notte, mi ricordo di zingari conosciuti che con la UNO turbo facevano numeri da circo poi con i bmw e le golf....(auto di chi non so) ed io invece devo pagare 200 e più euro di multa per aver fatto i 62 sul limite 50...non è xenofobia è cruda realta...noi paghiamo loro godono dell' immunita....poveri sono apolidi....sapete quasi quasi divento uno zingaro giostraio pure io...domani mi compro roulotte e autopista
commento inviato il 18-10-2010 alle 09:44 da abrax

domenica 17 ottobre 2010

Gli anni che non stiamo vivendo. Il tempo della cronaca


Ho letto in questi giorni "Gli anni che non stiamo vivendo. Il tempo della Cronaca" di Antonio Scurati (Ed. Bompiani) nel pieno del martellamento selvaggio della televisione sui fatti di Avetrana ed ho potuto quindi meglio aprezzarne il senso. Il libro è un buon contenitore di idee illuminate, l'unica pecca è che esse vengono ripetute e spalmate per 300 pagine. Alcune sono elucubrazioni tirate come la pasta della pizza perché si doveva confezionare un libro. Qui di seguito condivido i punti salienti:

  1. "Non ne possiamo più dell'ottimismo consumistico. Trent'anni di forzoso ottimismo sono troppi. Siamo cresciuti in una delirante fantasmagoria da multilevel marketing. Lo schema era semplice: se tu fossi diventato al tempo stesso acquirente e venditore di un prodotto qualsiasi (che fossero assicurazioni o detersivi poco importava), se poi avessi convinto 10 amici  a farlo, e se questi ne avessero convinti altri dieci, e così via, in breve saresti stato ricco. Lo saremmo stati tutti. Grazie a piccole percentuali, ci saremmo tutti seduti in cima a una piramide di rendite di posizione. Non avresti nemmeno avuto bisogno di scalarla, la piramide, perchè ti avrebbe usato la cortesia di erigersi da sola, giusto sotto di te. La moltiplicazione dei profitti sarebbe stata algebrica, i consumi espandibili all'infinito, la vita una cosa meravigliosa. Si trattava solo di crederci, di avere fiducia, di essere ottimisti. Di fare, ogni giorno e dappertutto, pubblicità per noi stessi." (pag.8)
  2. "Sta lì, forse, l'origine della nostra indigenza: viviamo nel tempo della cronaca. La cronaca non è più, per noi, uno dei tanti modi di raccontare il tempo presente.È diventata, invece, il criterio generale del nostro sentimento del tempo. Misuriamo su di esso, esclusivamente su di esso, le nostre esigenze. Ed è un metro corto. Da qui forse, quell'altrimenti ingiustificabile senso di oppressione, quell'irosa sensazione di peggioramento che è la speciale condanna toccata a un'umanità sotto ogni altro aspetto privilegiata. La vita, se vissuta nell'orizzonte angusto della cronaca, si cronicizza in una malattia inguaribile di lungo decorso." (pag. 13)
  3. Con riferimento alla casa di Cogne e alle trasmissioni di Bruno Vespa: "Alla fine capiamo: non siamo mai entrati nell'autentica casa del delitto, ma nel plastico usato dai mercanti del tempio televisivo per venderci la nostra dose di finta paura quotidiana, la nostra piccola pillola di veleno senza la quale non riusciamo più a prender sonno." (pag. 23)
  4. "Si piange di più perché, da un ventennio a questa parte, il dominio neotelevisivo del reality show fa perno su di una retorica della vita vissuta, nella quale l'autenticismo posticcio enfatizza l'esibizione delle lacrime come presunto segno della verità dei sentimenti. [...] commozione generale che scuote di singhiozzi una nazione in posa davanti alle telecamere ma anche davanti agli schermi [...] Tutte queste lacrime, indipendentemente dal sentimento che le fa sgorgare, sono fatte della medesima sostanza comunicativa di quelle strappate proditoriamente dai programmi specializzati nel commercio della pietà" (pagg. 27-28)
  5. Con riferimento ai funerali di Giovanni Paolo II: "La foto scattata ad un cadavere, riletta a distanza di tempo e di spazio, garantisce, attraverso la propria mediazione immaginifica, la realtà dell'istante supremo, di quei brevi momenti in cui si è sfilato accanto al feretro, spesi non in contemplazione della morte ma a fotografare la morte. La foto scattata dal videofonino diventa così un referto di morte che è una certificazione d'esistenza in vita della situazione vissuta. L'immagine digitalizzata di un cadavere portentoso consente al pellegrino, di ritorno dal suo viaggio, di dire non soltanto Io c'ero, ma anche Io ci sono, Io esisto." (pag. 34)
  6. "Confusione di guerra e pace che caratterizza la violenza militare odierna. Oggi la pace e la guerra non sono correlate logicamente, legate l'una all'altra da rapporti di contrarietà, contraddizione, opposizione, ma commiste, confuse l'una nell'altra. La confusione nell'ordine del linguaggio (verbale e non) manifesta e, simultaneamente, produce quella nell'ordine delle cose." (pag. 38) Per approfondire meglio il detto "La guerra e pace" rimando alla recensione di 1984 di G. Orwell
  7. "In primo luogo, non dobbiamo dimenticare che la sfrenatezza sessuale e distruttiva dei nostri ragazzi è il lato lugubre di un giubilante giovanilismo. Oggi il corpo degli adolescenti sono al centro di un vero e proprio culto sociale, e lo scatenamento della libido sessuale tipico della pubertà è incitato più che inibito dalla cultura dominante." (pag. 50)
  8. Con riferimento alle accuse di molestie sessuali mosse a Don Gelmini: "Sabato scorso Vittorio Messori, uno dei più colti e stimati intellettuali cattolici, coautore di ben due papi (ha scritto libri a quattro mani sia con Giovanni Paolo II sia con Benedetto XVI), in una sconcertante intervista ha dichiarato di non trovare nulla di scandaloso in un uomo di Chiesa che ogni tanto "tocchi qualche ragazzo", se poi "ne salva a migliaia". Dopo aver dichiarato che molti santi e beati della Chiesa erano psicopatici vittime di gravi turbe della sessualità, Messori si è spinto fino a dichiarare che la pedofilia - forse il più odioso di tutti i crimini, stando al senso comune - sarebbe, secondo un certo "realismo della Chiesa", nient'altro che "un'ipocrita invenzione". Poiché la linea di demarcazione tra l'adulto e il bambino sarebbe sempre in qualche misura convenzionale, non ci sarebbe nessuna sostanziale differenza tra un rapporto omosessuale consesuale tra due adulti e gli abusi di un adulto su un bambino [...] Nelle stanze del silenzio in cui giovani disperati aprono il loro cuore a curatori (nel senso letterale del prendersi cura) quali don Gelmini, la guarigione la si attende non dall'applicazione di un protocollo medico-scientifico ma dalla benedizione di un dono religioso. In quelle stanze, intanto, c'è comunque un uomo in totale potere di un altro uomo." (pagg. 92-94)
  9. Con riferimento alle gemelline Cappa del delitto di Garlasco: "le due sciocchine di Garlasco, le sorelline fatue che posavano da veline davanti ai cronisti di nera, le sventate, le teenager para-anoressiche consacrate all'effimero" (pag. 98)
  10. "Ciò che intendo dire che, d'epoca in epoca, la violenza assume forme, modi e figure molto diversi. Il XX è stato il secolo della violenza della storia, il XXI sembra avviato a diventare quello della violenza della cronaca. L'attentato dell'11 Settembre 2001 ha fatto da spartiacque tra queste due epoche della violenza. Appartiene per un verso alla violenza della storia, per altro verso a quella della cronaca. Non sarà, perciò, forse del tutto inutile tentare di innalzare al livello di una riflessione epocale i sanguinosi fatti di cronaca che, con cadenza settimanale o mensile, scuotono l'opinione pubblica in brevi fiammate d'attenzione, per poi subito essere dimenticati a beneficio di nuove microtragedie fresche di stampa. Non lo sarà, soprattutto perché una delle caratteristiche della violenza della cronaca è proprio quella di ridursi a una congerie di fatti minuti e dispersi, di negarsi al pensiero rendendo apparentemente impossibile un loro inquadramento dentro una visione del mondo, una comprensione che abbracci il passato, il presente e il futuro della nostra vicenda individuale e collettiva [...] Visto nell'ottica della violenza della cronaca, infatti, il nostro mondo finisce con l'apparirci come una sterminata, nauseante, insostenibile distesa di dettagli insignificanti, di fatti diversi e sanguinolenti, irriducibili a uno scopo, a un disegno, a un'idea" (pagg. 109-112)
  11. "L'ottavo rapporto Euripes-Telefono Azzurro parla di teenager che guardano al sesso con pragmatismo, lontani dal sogno di un amore romantico. Ragazzi e ragazze che, tra sbornie da weekend e serate in discoteca, si dedicano al cyber-bullying, tramite l'invio di e-mail e sms intimidatori e la diffusione in rete di video compromettenti" (pag. 121)
  12. "26 Aprile 2008: Amstetten, nel sud dell'Austria, si scopre luogo dell'orrore. Josef Fritxl, 73 anni, ingegnere in pensione, confessa di aver segregato la figlia Elisabeth nella cantina di casa per 24 anni. Abusando di lei e facendole partorire sette figli, di cui uno morto e incenerito nel bruciatore della caldaia. Per tutto il tempo, Fritzl ha vissuto una vita segreta con Elisabeth e tre dei figli, e una vita normale con altri tre figli-nipoti e la moglie, che sostiene di esserne sempre stata all'oscuro. Chi l'ha conosciuto lo descrive come un uomo normale, disponibile e in buono stato fisico" (pag. 131)
  13. "Abbiamo avuto infanzie felici, giovinezze agiate, esistenze pacifiche, eppure accusiamo molti dei sintomi dei soldati traumatizzati in battaglia: vissuti intrusivi, stordimento, confusione, tendenza a evitare tutto ciò che ricordi in qualche modo l'esperienza (anche solo simbolicamente) traumatica, incubi, insonnia, irritabilità, ansia, aggressività, tensione. In molti casi, in troppi casi, cerchiamo sollievo alle nostre sofferenze proprio come tendono a fare i traumatizzati. abuso di alcol, droga, farmaci e psicofarmaci." (pag. 137)
  14. "Apparteniamo all'umanità più agiata, sana, protetta, longeva che abbia calcato la faccia della terra, eppure sembriamo la più impaurita, insicura, isterica e menagrama" (pag. 147)
  15. "Milano, Gennaio 2010: soltanto nel primo mese dell'anno, le concentrazioni di PM10 - le polveri sottili derivanti principalmente dal traffico motorizzato - arrivano a superare le soglie dall'allarme per 20 giorni consecutivi, raggiungendo quasi il triplo del livello consentito. Interrogato sull'argomento, il vicesindaco Riccardo De Corato risponde: dobbiamo combattere gli inutili allarmismi che vedono nel traffico la causa di tutti i mali." (pag. 153) Non c'è da stupirsi se i nostri figli hanno la tosse ed il catarro per l'intera durata dell'inverno e poi il raffreddore da fieno per l'intera durata di quella che un tempo di definiva bella stagione. (pag. 155)
  16. "Non prendiamo in mano il nostro destino, se rimaniamo incapaci di un pensiero profondo sul nostro essere nel tempo che vada oltre le previsioni meteo per il prossimo weekend in montagna. E questo senso del tempo profondo porta con sé, innanzitutto, il senso della fine." (pag. 156)
  17. "Eppure c'è un ceto politico che il dovere dell'ottimismo ora ancora predicarlo, come se fosse tutta questione di debolezza di carattere, di ansie immotivate, di fragilità psicologica. Il che significa un nuovo tuffo nel consumismo." (pag. 171)
  18. Nel capitolo "Il berlusconismo, un'egemonia culturale": "Negli anni Ottanta, a organizzare il consenso spontaneo della grandi masse popolari all'indirizzo iperconsumistico impresso alla vita sociale dal gruppo dominante, furono pubblicitari ed esperti di marketing aziendale." (pag. 175)
  19. Riferendosi all'estasi dell'outlet: "Perché non ci costruiscono anche degli alberghi qui dentro? Così uno non deve nemmeno più uscire per andare a casa a dormire e il giorno dopo può continuare! L'idea la suggerisce il maschio di una coppia di trentenni obesi, mentre si lascia andare su di una panchina ergonomica. È carico fino all'inverosimile di sacchetti finto-povero marchiati da svariate griffe dell'abbigliamento e si sta avviando al parcheggio, dove la sua capiente auto da fuoristrada lo attende per ricondurlo a casa dopo una caccia formidabile". (pag. 203)
  20. "Da questo momento, ha ufficialmente inizio quelle che Philippe Ariès ha chiamato la congiura del silenzio, il complotto ordito dai "sani" (naturalmente a fin di bene!) per nascondere al malato la verità della sua fine prossima. Una congiura che costringe i suoi esecutori, e in particolare quelli più esposti al giudizio dell'ingannato, a rincorrere a una teoria infinita di artifici, menzogne, trucchi per tenere celato ciò che il progredire della malattia rende sempre più evidente: l'avvicinarsi della morte." (pag. 214)
  21. "Spettacolo offerto da un certo politico che con le sue diatribe partitiche, i suoi tatticismi elettorali, le sue piaggerie ecclesiastiche, tiene in ostaggio una società molto più avanzata rispetto al suo inerte conservatorismo lungo la linea della libertà di amarsi." (pag. 217)
  22. "Le vediamo lì in strada, a vendersi in una tenuta da lavoro che non ha più niente dell'abbigliamento madornale e sguiato della puttana vecchio stile, che nella sua mise triviale cercava il segno di distinzione rispetto alla donna costumata. No, queste nuove prostitute ragazzine sono pressoché indistintguibili dalle nostre liceali. Le nostre liceali, infatti, ostentano a loro volta - negli indumenti e nelle movenze - un'estrema disinibizione e promiscuità sessuale. Le prostitute si mimetizzano con le liceali e queste con quelle" (pag. 230)
  23. "Un'approfondita ricerca sul tema della prostituzione: otto milioni di clienti. Una rilevante fetta della popolazione maschile fissata a uno stadio di sottosviluppo della propria sessualità, a quello stadio in cui l'atto sessuale si colora di una sinistra sfumatura sadica, diventa un esercizio predace di possesso e disprezzo" (pag. 231)
  24. "Se oggi le mie amiche trentenni, pur desiderandolo, non hanno figli, è principalmente perchè le condizioni lavorative della generazione precaria non lo consentono. È la progressiva scomparsa delle tutele legislative per le lavoratrici cosiddette atipiche, non l'eclissi di un sentimento religioso del mondo o di supposti valori tradizionali, a scoraggiarci tutti, uomini e donne, rispetto al gesto sovrano della procreazione." (pag. 240)
  25. "Che farne dei vent'anni quando non sono più ciò che fugge ma ciò su cui il nostro desiderio, la nostra attenzione, il nostro rimpianto pervicacemente sostano? Come la mettiamo con la giovinezza, quando la giovinezza è tutto? (pag. 247)
  26. "I ragazzi di Amici, gli aspiranti ballerini, cantanti, attori di questa scuola per celebrità, non saranno mai famosi. E non lo saranno perchè lo sono già. La fama non li attende in un futuro raggiunto a fatica grazie allo sviluppo dei loro personali talenti; li travolge nel presente in virtù di un meccanismo di pura e semplice visibilità mediatica. Il loro momento di fulgore non è il culmine di un'esistenza, di una carriere artistica, ma il riverbero abbagliante che si rimpiange per tutta una vita." (pag. 249-250)
  27. "Il sole tramonta sull'avanguardia di un esercito di ottocentomila straniere che si curano di vecchi non loro, di malati non loro, di figli non loro. In loro, il Welfare State si è silenziosamente privatizzato. Chi può, paga. Chi può, se ne mette una in casa di queste donne venute dall'Est, dal Sud, dal Terzo o dal Quarto Mondo. Perchè tanto si sa: lo Stato è sparito, la società si è dissolta, la famiglia è data in outsourcing.

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