L'accoppiata Sacconi \ Brunetta ha vinto la sfida per la "competività": in Italia è tornato il caporalato.
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Ho le ultime incombenze in Italia, prima di partire. Questo lunedì mi sono iscritto alla CGIL, versando 26 euro attraverso un tesseramento diretto. Cosa spinge un convinto individualista come me che solitamente rifugge l'omologazione del gregge ad iscriversi ad un sindacato? In prima battuta la CGIL è l'unica organizzazione, con i suoi sei milioni di iscritti circa, ad avere una struttura in grado di reagire nei fatti all'erosione in atto dei diritti fondamentali del lavoratore e nel mio caso, che è quello di tanti altri precari, la CGIL ha proposto una serie di vertenze legali volte a combattere la degenerazione della flessibilità in precariato a vita. Da tempo tuttavia, soprattutto dopo lo studio del diritto del lavoro, mi sono avvicinato al mondo sindacale comprendendone l'importanza: solo l’azione collettiva può porre un argine all’individualismo imperante. Per questo, capitani d'industria senza scrupoli (Sergio Marchionne) si adoperano in modo certosino per spaccare l'unità del sindacato. Per questo quel mastino di Sacconi non perde occasione per attaccare pubblicamente la CGIL. Certo anche la CGIL non è illibata, ma spero non vogliate imputare al sindacato la colpa di aver provocato il ritorno del caporalato tra i campi di pomodori del Gargano e gli aranceti della 'ndrangheta grondanti sfruttamento. Stiamo nuovamente involvendo. A Vittoria, nelle campagne di Ragusa, per le giovani rumene funziona così: di giorno si spezzano la schiena sui campi. La notte si concedono a caporali e padroni per un tozzo di pane, un tetto sotto cui dormire. Mamour, originario del Gambia, che dal 2007 lavora a Rignano, campagna brulla che ribolle di afa e pomodori in provincia di Foggia racconta: «Lo scenario è tipicamente sahariano». Aria incendiata, terra secca, acqua sporca usata dagli immigrati per bere e lavarsi. La giornata di lavoro nei campi di pomodori dura 12 ore. E viene pagata soltanto venti euro: «Molti si ammalano di patologie gastroenteriche e osteomuscolari. Inevitabile, visto come vivono». Qualcuno non ce la fa, e allora finisce nei cimiteri che si confondono tra le campagne. E le loro tombe recano a stento un nome cui appendere qualche preghiera. Ho tratto queste storie da "Nuovi schiavi d'Italia" di Jacopo Storni. Rappresentano la punta dell'iceberg di una repubblica degli stages dove i negrieri sono tornati al vertice del potere e gestiscono le masse di schiavi. Nessuno ha impedito per anni l'abuso degli stages e dei contratti a termine reiterati che hanno provocato una generazione di precari senza casa. Dove erano Sacconi e Brunetta mentre le nefandezze che ho appena raccontato avvenivano? Brunetta era impegnato a definire i precari "l'Italia peggiore".