Nella faraonica Formula 1, dove vengono consumati migliaia e migliaia di litri di combustibile in pochissimi attimi di tempo, come se il Pianeta Terra disponesse di materie prime illimitate, dove il gusto della velocità mortale e dei cavalli roboanti deve entrare ben bene nella mente di chi assiste allo spettacolo in modo tale che poi ricercherà negli autosaloni auto sportive costose e riproporrà quegli atteggiamenti aggressivi sulle strade, proteggiamo nell'abitacolo le vite dei nostri piloti nel nome della sicurezza prima di tutto. La speranza degli illusi è che queste automobili siano la punta di diamante di una ricerca delle case produttrici di automobili rivolta anche ad una maggiore sicurezza, al rispetto della vita. In verità è uno degli show del consumismo più becero, finalizzato al marketing di segmenti di macchine che raggiungono velocità che violano il codice della strada. Quale ipocrisia: migliaia di persone muoiono in italia sostanzialmente per l'eccesso di velocità e non abbiamo ancora prescritto un limitatore di velocità obbligatorio da poter disinserire solo in caso di emergenza e solo nei casi previsti dalla legge.
Una Fiat 500 incontra una Audi Q7. L'ingiustizia sociale in questo incontro.
Ancora nel 2010, girano infatti delle automobili alimentate a benzina che sono delle vere e proprie bombe pronte a scoppiare. Così, in una banalissima strada di provincia è morta carbonizzata viva con i suoi due figli di 14 e 5 anni, una madre. Una madre con i suoi figli, arsi vivi. La sua Citroen C3 è stata improvvisamente tamponata da dietro ed è stata catapultata nell'altra corsia dove sopragiungeva un'altra autovettura. A lei e ai suoi figli va il mio pensiero ed il mio ricordo. In questi giorni quasi tutti piangono la morte di Francesco Cossiga. Io non piango la morte di Francesco Cossiga, ha fatto la sua vita, "picconava" il prossimo verbalmente e pace all'anima sua. Non mi ha mai trasmesso nulla e le sue "picconate" mi pare non contenessero valori universali ma erano fini a sé stesse, in un mondo alieno come è quello della politica italiana. Insomma non è morto Nelson Mandela. Piango invece per un rogo. Si perchè in un paese migliore, dove la cultura della vita è un valore, il paese si sarebbe fermato e si sarebbe domandato se ancora nel 2010 è possibile morire arsi vivi, prigionieri in una macchina con i propri figli. Stento a credere infatti che nel 2010 non si possa prevenire adeguatamente, in un nocciolo indistruttibile, la fuoriuscita di combustibile da un'auto incidentata. Costerebbe troppo, è la risposta ipocrita di chi decide che la difesa della vita è un costo. In un paese normale, la priorità sarebbe questa e non quella di annusare la bara di Francesco Cossiga. La priorità sarebbe quella di, costi quel che costi, pretendere per legge dalle case produttrici e sotto la diretta supervisione dell'apparato statale, che le macchine in circolazione non siano delle potenziali bombe circolanti con indicatori di velocità che contengono valori quali 190, 220, 250, 270, etc.
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