Per chi ha dipinto Ippolito Caffi, se quanto raffigurato viene tutti i giorni obliterato con cemento armato ed infrastrutture alienanti?
"Per chi, si chiese a un tratto, scriveva quel diario? Per il futuro, per gli uomini non ancora nati. La sua mente indugiò per un attimo su quella data dubbia fissata sulla pagina, poi andò a cozzare contro la parola in neolingua bipensiero [1]. Solo allora si rese pienamente conto di quanto fosse temerario ciò che aveva intrapreso. Come fare a comunicare col futuro? Era una cosa di per se stessa impossibile. O il futuro sarebbe stato uguale al presente , nel qual caso non l'avrebbe ascoltato, o sarebbe stato diverso, e allora le sue asserzioni non avrebbero avuto senso". George Orwel, 1984.
"For whom, it suddenly occurred to him to wonder, was he writing this diary? For the future, for the unborn. His mind hovered for a moment round the doubtful date on the page, and then fetched up with a bump against the Newspeak word doublethink [1]. For the first time the magnitude of what he had undertaken came home to him. How could you communicate with the future? It was of its nature impossibile. Either the future would resemble the present, in which case it would not liste to him: or it would be different from it, and his predicament would be meaningless." George Orwel, 1984
[1] La guerra è pace; La libertà è schiavitù; L'ignoranza è forza (War is peace; Freedom is slavery; Ignorance is strength)
Il Santuario e il porto di Genova in un olio di Ippolito Caffi (Veduta di Genova, 1853, Roma, Galleria d'Arte Moderna)
Un giornalista scientifico, Alan Weisman, ha ipotizzato nel suo libro Il mondo senza di noi (Einaudi), la fine della nostra specie, provando ad immaginare le conseguenze: acque pulite, rovine poetiche (i romani antichi hanno fatto costruzioni molto resistenti), verde lussureggiante, ma anche eterni ammassi di plastica (ce n'è oltre un miliardo di tonnellate nel solo Oceano Pacifico, ovvero sei volte la quantità del plancton).
Il Santuario e il porto di Genova in un olio di Ippolito Caffi (Veduta di Genova, 1853, Roma, Galleria d'Arte Moderna)
Un giornalista scientifico, Alan Weisman, ha ipotizzato nel suo libro Il mondo senza di noi (Einaudi), la fine della nostra specie, provando ad immaginare le conseguenze: acque pulite, rovine poetiche (i romani antichi hanno fatto costruzioni molto resistenti), verde lussureggiante, ma anche eterni ammassi di plastica (ce n'è oltre un miliardo di tonnellate nel solo Oceano Pacifico, ovvero sei volte la quantità del plancton).
In The World Without Us, Alan Weisman offers an utterly original approach to questions of humanity's impact on the planet: he asks us to envision our Earth, without us.In this far-reaching narrative, Weisman explains how our massive infrastructure would collapse and finally vanish without human presence; what of our everyday stuff may become immortalized as fossils; how copper pipes and wiring would be crushed into mere seams of reddish rock; why some of our earliest buildings might be the last architecture left; and how plastic, bronze sculpture, radio waves, and some man-made molecules may be our most lasting gifts to the universe
"La verità è che, senza di noi, il mondo starebbe una favola. La prospettiva non antropocentrica, ovvio, costa una fatica immane a qualsiasi essere umano. Ma mettendosi per una volta dalla parte del Pianeta è proprio così. Come inquilini del condominio Terra siamo un disastro. Un esercito di locuste, al confronto, sembra educato a Oxford. Scambiamo gli oceani per discariche, trasformiamo i ghiacciai in ghiaccioli. E a forza di pompare allegramente gas serra nell'atmosfera, stiamo arroventando il forno in cui ci siamo infilati, aspettando che il timer ci avverta che la cottura è terminata" (Tratto dall'articolo su Alan Weisman dal Venerdi di Repubblica 14 Marzo 2008)
La materia organica, quella specie di compost involontario prodotto dai rifiuti nelle strade, germinerebbe. La vegetazione prenderebbe il sopravvento. Le città sarebbero punteggiate da incendi. Senza spazzini ci sarebbe in giro un sacco di materiale combustibile. E senza pompieri in circolazione, i fulmini innescherebbero roghi continui. La ceramica di lavandini e water è,dal punto di vista geologico, quasi un fossile: tendenzialmente non si deteriora. Anche il bronzo è un altro materiale estremamente duraturo: statue e fontane sopravviverebbero
Floods in New York's subways. The big cities would crumble with remarkable ease. London or New York, like all large towns near the sea, would start to rot from their foundations up, as underground tunnels and conduits that carried trains and cables, roadways and sewage, started to fill up with water within days. The pumps that keep them dry would have simply ceased to operate.
Manhattan è circondata dall'acqua e una potente struttura di pompaggio che funziona di continuo evita che i tunnel della metropolitana ne siano invasi. Basterebbe uno stop al sistema di 48 ore perchè avesse inizio l'allagamento.
Ponti sbriciolati da ruggine e sale. Anche l'ingegneria civile più solida, in assenza di manutenzione, ha una data di scadenza. I tiranti di acciaio dei ponti verrebbero per esempio mangiati nel tempo dalla ruggine, lasciando crollare la campata di cemento in acqua, dove verrebbe corrosa dal sale.
Grass shoots would begin to shatter every road surface in the worl. The drawing above is what Fifth Avenue/St. Patrick's Cathedral would look like
Il traguardo dei 500 anni sarebbe tagliato da pochissimi manufatti umani. Solo gli edifici più antichi, in pietra, potrebbero farcela. Tra gli altri materiali invece, porcellana e pneumatici sarebbero quelli con maggiori probabilità di sopravvivenza nel lungo periodo.
Dopo qualche migliaio di anni ogni costruzione sarebbe coperta da una nuova glaciazione. Sopravviverebbero nella loro forma originaria gli edifici sotterranei, come il tunnel che, attraversando la Manica, collega la Francia alla Gran Bretagna.
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