Una frase sottolineata da Chris nel libro "La felicità familiare" di Lev Tolstoj: “Volevo il movimento, non un esistenza quieta, volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia, che non trovava sfogo, in una vita tranquilla”
Christopher Mccandless, era un giovane di 24 anni, quando morì di stenti nelle sperdute terre dell'Alaska. Ha lasciato come testamento questa istantanea, una fotografia ottenuta con l'autoscatto, con la quale bisogna confrontarsi; le gambe accavallate ed una postura rilassata, una camicia di lana spessa o flanella a quadri, gli stivali, la barba incolta ed i capelli disordinati del viaggiatore, l'espressione serena, un sorriso eterno di chi guarda alla macchina fotografica con l'intenzione di lasciare un ricordo sereno; quante volte si indossiamo vestiti scargianti per attirare l'attenzione, colori spesso ottenuti attraverso processi chimici di lavorazione industriale? Eppure i colori tenui della terra che indossava Mccandless, attirano per la loro semplicità e si confondono perfettamente con il contesto ambientale in cui si trovava, compreso quel bus 142, che per tanti giorni lo ha riparato dal freddo e dalle tormente di neve. Christopher Mccandless, cercava a tal punto di confondersi con Madre Natura, di mimetizzarsi, di essere un tutt'uno, che ha pagato con la vita, diventando cenere e ritornando polvere.
Davanti a questa fotografia, ogni coscienza si confronta volente o meno con i temi ancestrali della libertà dell'essere umano e della sua autenticità; quante persone in carriera, dal dirigente all'operaio sono tanto infelici tanto più sono permeati dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo; certo quest'ultimi sembrano assicurare una pace dello spirito, una agiatezza, che sono però il principio della fine. La vita scorre. Christopher, complice la giovane età e sicuramente una sensibilità rara, non ha accettato il compromesso, che una società come la nostra ormai pretende ed impone, non ha permesso al compromesso di annientarlo, ma ha portato fino agli estremi il pensiero spartano per il quale, i soldi, le comodità, le agiatezze, indeboliscono e rendono impuro l'uomo.
Christopher nella fotografia, non ha l'aria di uno che ha posizionato la macchina fotografica con l'autoscatto ed ha corso trafelato per mettersi in posa, prigioniero di quei 10 secondi che si hanno a disposizione. Non si spiegherebbe la posizione con le gambe a cavalcioni. Non è prigioniero neanche del tempo, è libero da qualsiasi schema e dai ritmi frenetici. Ammesso che sia veramente un autoscatto, sembra che la fotografia sia stata scattata in modo impersonale.
La morte è tragicità, ma è anche un evento improcrastinabile per tutti; Christopher l'ha affrontata serenamente prima degli altri, inconsapevole del fatto che più cercava come un eremita l'assoluta pace dei sensi e dello spirito nelle sperdute lande dell'Alaska, e tanto più avrebbe fatto poi eco la sua storia, echeggiata in un libro e in un film, Into the Wild, in questi giorni nella sale cinematogragiche. Forse avrebbe voluto vivere e la giovane età l'ha tradito, forse quella fotografia era stata scattata per essere mostrata di persona a sua madre dopo un lungo abbraccio, forse è il saluto consapevole di chi ha capito che è finita; ma questa è una curiosità, tipica di chi vede un film; soltanto Christopher conosce la verità, ed il suo cuore, che ora batte in chi ora legge la sua storia, conosceva la leggerezza del vento, la maestosità delle montagne, la purezza dell'acqua e della neve cristallina, lo spettecolo di un fazzoletto di terra ancora incontaminato.
In questi anni, connotati proprio da una contagiosa mediocrità delle persone nel loro animo, standardizzato dai mass media, uomini d'azione senza scrupoli, stanno rovinando questo pianeta, con politiche insostenibili per la terra e per le persone sensibili che ancora la abitano. Sono loro ad aver ucciso Christopher; è da loro che Christopher scappava. Cercava l'autenticità di un rapporto sano con la natura, un dialogo con essa, impossibile li dove colate di cemento e tempeste di insegne pubblicitarie impediscosco la ricerca della verità. In fondo la vita, se è vera è per forza avventurosa, a meno che non si stia comodi sempre sotto lo stesso sole e lo stesso focolare, e se è avventurosa, allora diventa proprio come quella partita a scacchi con la morte che si gioca nel film di I. Bergman "Il Settimo Sigillo" di cui vi propongo ora la parte in questione.
Giocheresti a scacchi con la Morte rischiando continuamente di perdere la tua vita pur di difendere la tua autenticità, la tua purezza, in una eterna ricerca di nuove verità?
Christopher l'ha fatto, e la Morte l'ha sopraffatto. Ha apparentemente "perso" con il sorriso sulle labbra, dando però all'Uomo l'occasione di meditare sul perchè i nostri figli, giocano partite più grandi di loro, come un branco di balenottere che si vanno ad arenare, morendo inspiegabilmente sulla spiaggia. Cosa stiamo facendo di noi, cosa stiamo facendo di questo pianeta.
Christopher, proprio verso la fine della sua esistenza, conquista una verità disarmante per la sua semplicità: la felicità è tale, solo se condivisa; ed allora in un inno alla vita, è giusto vedere nella foto che ci ha lasciato Christopher, la volontà di condividere la sua gioia con tutti coloro che avessero potuto un giorno vedere quella foto... ed io per questo gliene sono grato.
Per la storia completa di Christopher Mccandless clicca qui
23 commenti:
Tutto molto intelligente e affascinante, tranne le improbabili tempeste di neve da cui si sarebbe riparato nel bus , essendo l'avventura-tragedia svoltasi in estate.
Paolo
ho visto ieri sera il film
L'ho trovato di una bellezza estrema. Ottima la regia le interpretazioni ed una grande fotografia.
Ma la storia che racchiude prevale su tutto. C'è tutto lo spirito dell'esistenza umana.
La ricerca della felicità della verità tutto tramite la ricerca della natura più estrema ed incontaminata.
Di certo non avrebbe voluto morire così, non credo che il suo intento era quello di sparire per sempre, però il destino ha voluto così. Non ha vissuto tanti anni ma li ha vissuti tutti.
Un saluto... ovunque tu sia.
FILM MOLTO BELLO CURATO TANTO NELLA PARTE FOTOGRAFCA,UNA STORIA ICREDIBILE. UN UOMO CONTRO LA NATURA CHE POI SE LO PRENDE NELLA SUA CUDELE SPIETATEZZA.100 DI QUESTI FILM E UN GRANDE OMAGGIO A CHRISTOPHER MCCANDLESS.
era un idiota
Finchè si è limitato ad un viaggio stile Hyppie anni '60 (lavori saltuari + autostop) tutto è andato bene.
Poi ha cercato di fare il passo più lungo della gamba.
Se invece di fare dell'autobus la sua "tana" (riducendo così in maniera drastica le sue possibilità di incontrare qualcuno) avesse continuato a camminare, sempre mangiando carne e more, oggi sarebbe ancora tra noi.
Il poveretto ha ovviamente lasciato un biglietto in cui chiedeva aiuto.
Il povero Chris è morto perchè è rimasto fermo.
La storia di Chris mi ha colpito profondamente. E' una persona che stimo moltissimo, perchè non era facile per lui, avendo tra l'altro una famiglia agiata che non gli faceva mancare alcun bene materiale, decidere di mollare tutto il caos, la frenesia, la falsità erogati dalla società consumistica, capitalistica e ipocrita in cui viviamo. Non era facile rinunciare ad ogni comfort e mettersi in gioco, senza alcuna certezza. Eppure Chris è partito, cercando la verità e la purezza della natura, dove vi è la vera vita. Ringrazio per questo blog.
è una storia spettacolare...anchè sè con un pò di malessere ''in questa storia''....poi vorrei dire a un commentetore che io sono stato in luglio in alaska è ha nevicato ben 3 volte....
Penso che il ragionamento da lui fatto non è tanto lo scappare dallo standard di vita imposto dalla nostra società,ma piuttosto ritrovare il posto che senza il suo permesso gli era stato tolto dalla società odierna,ritrovare uno stile di vita che a lui sembrava più congeniale e che a mio parere "dovrebbe essere più congeniale a tutti"per quanto riguarda la sua esperienza speriamo che il messaggio che lui ci ha lasciato, e la sua eredità di una vita vissuta poco ma vissuta in un modo diverso, ci faccia pensare, ci faccia cambiare idea sullo stile di vita che ormai abbiamo intrapreso (oltre al suo racconto c'è molto di più )
la sua storia mi ha colpito, direi, mi ha sconvolta...non credo volesse fare questa fine
SENZA PAROLE....PECCATO SOLO CHE SIA FINITA COSI,CHISSà QUANTE COSE AVREBBE POTUTO INSEGNARE....
'La felicità è tale solo se condivisa'. Eppure la sua esperienza porta nella direzione opposta; c'è una profonda contraddizione. Forse è così per tutto e tutti.
Non c'è alcuna contraddizione. Il ragazzo arriva ad intuire l'importanza di questa massima proprio sulla base del suo vissuto e del suo viaggio iniziatico; è proprio il messaggio che ha voluto lasciare ai posteri.
Leggi qua tutta la storia http://www.inesplorazione.sciretti.it/2008/04/una-storia-vera-un-viaggio-nella-natura.html
Il film,o molto meglio il libro di Krakauer, c fanno capire come questo ragazzo sia sempre stato oppresso dalla sua vita piena di obblighi e di stili di vita molto materialisti. è normale che compiuto il suo ultimo dovere,la laurea,tra l'altro con ottimi voti,abbia voluto semplicemente vivere come gli diceva da sempre il cuore una volta tanto,non il cervello...
Caro Angelo, non penso proprio che Chris fosse un idiota, le sue scelte sono state il frutto di una sensibilità sempre più rara e tu, caro mio, ne sei la tragica prova...
"La felicità è tale solo se condivisa".
Semplicemente meraviglioso, e lui l'ha capito,ma ormai era troppo tardi.....
Carlo
HA COLTO IL SENSO DELL'AVVENTURE E DELLA VITA........LUI C è RIUSCITO NOI COTARDI NON LO FAREMO MAI.....
ieri ho visto il film, che dire è stupefacente, sono Cattolico osservente, penso che a questo ragazzo mancava davvero poco alla perfezione seppure negli ultimi giorni della sua vita egli abbia fatto sempre piu' rifferimenti a Dio, chi parla di panteismo non ha letto bene la sua storia, a parte questo sono rimasto profondamente colpito dalla sua bellissima vita e resto nella speranza che il mondo fra non molto prenda una bella direzione. w gwsu' pace e bene a tutti
Il film è bellissimo, il contesto della natura lascia senza fiato e McCandless è come un bimbo che incontra il nuovo. Purtroppo è stato sfortunato (quando muore per aver ingerito bacche tossiche), ma ha vissuto la vita che doveva vivere, perciò...nessun rimpianto e molto coraggio. Andrea
ho letto il libro tutto d'un fiato!ed ho pure pianto...perchè mi sono rivisto in alcuni tratti del suo pensiero!abbiamo tutti un angolo del nostro animo che vorrebbe ribellarsi a questa violenza di un modo (o di una moda) di vivere che ci imprigiona in schemi di ipocrisia e materialismo...ma lo mettiamo sempre a tacere!Cris non poteva farlo...dentro di sè questo spirito ribolliva!lui cercatore di emozioni,di felicità,di amore e secondo me soprattutto di Dio!!!e sono certo che l'abbia trovato!
Quando l'anno scorso ho visto il film, sono rimasta colpita da questa storia incredibile per capire come tutti , perchè chris avesse scelto di intraprendere quel viaggio che poi gli è costato la vita,abbandonando la civiltà e la sua famiglia, lessi il libro e allora capì,almeno in parte la sua scelta ed il suo pensiero che era un po' filosofico e idealista,lontano dal conformismo e dalle banalità della vita quotidiana, dico in parte perchè se non vivi quel tipo di esperienze non le puoi capire a fondo e più leggevo e più ne rimanevo coinvolta e ho anche scoperto che Chris non fu l'unico a compiere un'impresa del genere, alla ricerca di qualcosa nella natura selvaggia nel libro Krakauer delinea infatti un paragone tra Chris ,McCunn, Waterman ,tuttavia Chris non era ne sprovveduto ne pazzo,la cosa più assurda della sua storia è che poteva salvarsi proprio perchè non era sconsiderato a tal punto da morire, anzi avrebbe voluto continuare a viaggiare, ma non credo che sarebbe più tornato dalla sua famiglia perchè in fondo se Chris ha voluto allontanarsi da tutto lo ha fatto anche perchè si è sentito tradito e incompreso e non ha avuto la forza di affrontare i suoi problemi e di migliorare il rapporto col padre, tuttavia nel finale dice di aver avuto un esistenza felice ha vissuto poco ma a pieno la sua esistenza scoprendone il segreto,questo può essere comunque una consolazione per la sua famiglia seppur una povera consolazione. L a domanda che questa storia suscita è dunque meglio vivere un'esistenza di agi,e fatta di vincoli ma che ci da certezze e sicurezze o vivere alla ricerca di un sogno ? io credo che solo imparando a conoscerci possiamo fare entrambe le cose, senza eccedere.
HA SOFFERTO LA SOLITUDINE, FORSE NON LA CONOSCEVA ANCORA, HA MATURATO LA GRANDE VERITA' CHE LA FELICITA' VA CONDIVISA.
NON AVEVA MATURATO LA CAPACITA' DI VIVERE IN SOLITUDINE E NE HA SOFFERTO.
SEGNO CHE LA VITA E' UN WORKING IN PROGRESS IN CUI NON SI FINISCE MAI DI DOVER SCONFIGGERE DEI MOSTRI.
AVEVA 24 ANNI TROPPO GIOVANE, SAPEVA DA COSA FUGGIVA, NON SAPEVA CHE BISOGNAVA POI VINCERE ALTRE DEBOLEZZE DELL' UOMO,QUALE APUUNTO LA SOIITUDINE.
CI HA INSEGNATO PERO' AD AVERE CORAGGIO, AD AVERE OTTIMISMO, A VEDERE OLTRE, A VIVERE DI ISTINTO, AD ESSERE UMANI!, A NON TRASFORMARCI IN CIO' CHE NON SIAMO!
GRAZIE CHRIS! STO' LEGGENDO IL LIBRO IN INGLESE, STO' SOGNANDO!
Angelo
commento ora, così, dopo qualche tempo dalla pubblicazione di questo post.
credo che se non fosse finita così non lo avremmo conosciuto..o forse si, chissà.
credo che la frase che ci ha lasciato racchiuda molto di più che qualche sciocco commento negativo sul suo conto.
che lo vogliate o meno, quella frase, ha dato forza a persone che avevano paura d'averla perduta per sempre.
prima delle cattiverie o dei troppi buonismi bisognerebbe sempre provare a guardare le cose con occhi diversi.
e poi comunque, che lo vogliate o meno, neve o non neve d'estate, è andata così. prendetelo per buono e siate più socievoli ogni tanto ;)
"la felicità è reale solo se condivisa" grande Chris e grazie per la tua autenticità e testimonianza!
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