Robin Hood si sa, amava rubare ai ricchi, per ridistribuire ai poveri. Quei San Martini appesantiti che entravano nella foresta di Sherwood (da cui oggigiorno prende il nome il
circuito scomunicato ed eretico dei centri sociali) e non intendevano donare il proprio mantello, ne uscivano lietamente alleggeriti.
Immaginatevi per un attimo il cardinale Angelo Scola addentrarsi zampettando con il suo pesante fardello, le sue bisacce stracolme, in quella foresta. Con lui tutti gli averi della Fondazione 'Studium Generale Marcianum' da lui creata. Per
l'amor di Dio, averi regolarmente denunciati e contabilizzati e aggiungiamoci fin da subito per non indispettirlo 'Scola Santo Subito'.
Robin Hood non avrebbe battuto ciglio, lo avrebbe fatto uscire in sandali e mutande, convertendolo de facto all'ordine francescano. Forse perfino quel criminale del faccia d'Angelo, Felice Maniero, colui che tra le provincie di Padova e Venezia veniva visto quasi come un Robin Hood del Brenta, lo avrebbe volentieri alleggerito. Purtroppo Angelo Scola, adesso arcivescovo di Milano, ha invece imperato indisturbato in lungo ed in largo in una laguna senza più banditi se non l'abbaiare innocuo dei movimenti e dei centri sociali,
finendo per diventare a suo tempo addirittura il candidato favorito per il dopo-Ratzinger.
Dio ce ne scampi. Le frequentazioni tra Angelo Scola e
Benedetto XVI risalgono ai tempi della 'Congregazione della Dottrina della Fede' essendo il primo consulente ed il secondo prefetto.
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Benedetto XVI e Angelo Scola. |
Negli ultimi anni è chiaro a molti che l'Italia dal
debito pubblico sconsacrato venga costantemente rovinata proprio da
politici cattolici mezzani, quelli che si mettono e sempre stanno nel mezzo, quelli che mai si scompongono, mai una difficoltà vera. Un cattolicesimo ipocrita che funge da cuscino morbido e accogliente per delle teste corrotte. Una classe dirigente che diventa tale proprio in virtù dell' appartenenza alla Borghesia Cattolico Romana, quella a cui apparteneva Mario Monti, la cui
attività taumaturgica di stampo bocconiano avrebbe dovuto risollevare l'Italia e rappresentare una novità dirompente in uno scenario quasi compromesso, e che invece si presentò agli italiani dal salotto di quel camerlengo ipocrita di Bruno Vespa, quello stesso
salotto cattolico in cui era stata confezionata con garbo agiografico la politica berlusconiana più becera. Per certi versi non evangelici, purtroppo
la "condanna a morte" di questo paese è un certo stile della curia. Vediamo come.
L'operato di Angelo Scola in qualità di patriarca di Venezia tra il 2002 e il 2011 si deve ascrivere a quel
patto morboso e malato tra politica e bigottismo religioso che ci ha trascinati negli abissi della stagnazione, quella che per intenderci ci ha portati a
celebrare la messa cattolica al Re del Porno (con Rocco Siffredi, Ilona Staller, Eva Henger, Paolini) e a rifiutarla a Piergiorgio Welby, piuttosto che ad avere in parlamento lo scempio dei tanti Giovanardi, il belato dei Bondi, e quei Casini che di fronte alla condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra di Salvatore Cuffaro dichiarò "
I miei sentimenti di amicizia con Salvatore Cuffaro appartengono a me come uomo e come cristiano: non li ho mai rinnegati e non li rinnego". Ve li ricordate gli anni cupi e misteriosi di andreottiana memoria?
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Angelo Scola. |
Mentre a Venezia assistiamo all'ennesimo crollo del sistema, dalla politica alla magistratura, dai controllori del Magistrato alle Acque ai giudici della Corte dei Conti, e l'Italia si sveglia con
l'ennesimo comunicato sul record del debito pubblico a 2.146 miliardi miliardi di euro, emerge che la Fondazione 'Studium Generale Marcianum' voluta da Angelo Scola riceveva finanziamenti da coloro coinvolti nello scandalo tangenti. Il
debito pubblico immorale creatosi principalmente negli anni della Democrazia Cristiana dallo scudo crociato non potrà oggigiorno che aumentare se i soldi pubblici destinati ad una opera pubblica quale il Mose vengono in parte dirottati a favore di qualsiasi tipo di fondazione, in questo caso quella cattolica di Angelo Scola. Titola il Gazzettino: ''
Fondi alla Curia per un posto in prima fila con Scola e Papa Ratzinger.'' Per farla breve,
i corrotti facevano a gara a rimpinguare le casse della suddetta Fondazione per accreditarsi moralmente nell'entorage veneziano, presentandosi immacolati come se avessero fatto la prima comunione.
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Screenshot del sito web della Fondazione 'Studium Generale Marcianum' di Angelo Scola da cui si evince il partenariato con l'impresa di costruzioni Mantovani coinvolta nello scandalo veneziano. |
Il
meccanismo della lavatrice delle coscienze sporche era in vigore a Venezia anche grazie all'Università Ca' Foscari, vero e proprio Vaso di Pandora fortunatamente ora scoperchiato.
Onorificenze 'vendute' dalle Università come la Chiesa vendeva le indulgenze. Non stupitevi se il Rettore Carlo Carraro, che fece la scuola cattolica all'Istituto Barbarigo della diocesi di Padova e che naturalmente
siede anche nel CdA della Fondazione Marcianum,
dichiarò a mezzo stampa a commentare la nomina del cardinal Angelo Scola ad arcivescovo nella Milano del celeste Formigoni: « non posso nascondere il dispiacere per l’Università veneziana. Perdiamo
un punto di riferimento culturale con il quale in questi anni abbiamo condiviso la stessa visione rispetto all’importanza della formazione per il futuro dei nostri giovani e della nostra società. Si tratta di convinzioni profonde che sicuramente troveranno sempre una salda àncora nel Patriarcato e nei progetti condivisi con Sua Eminenza Angelo Scola ». Permettetemi di dire che i due avevano anche come riferimento le Assicurazioni Generali, visto che
Scola era amico personale dell’ex presidente Antoine Bernheim mentre Carlo Carraro era lautamente pagato nel Consiglio di Amministrazione.
Quella dichiarazione fece venire i capelli bianchi al Prof. Dario Calimani che
espresse turbamento, per
una realtà come quella universitaria in cui la cultura dovrebbe nascere dal dibattito che si sviluppa all’interno dell’istituzione piuttosto che da ispirazioni, visioni e ideologie esterne.
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Angelo Scola e Piergiorgio Orsoni. |
Rimane indelebile
il fatto oggettivo che il nome del cardinale sia stato fatto diverse volte nell'ambito dell'inchiesta sul Mose e che
i soldi della Cricca andassero anche alla sua Fondazione. Il sistema Mose oliava ogni angolo della laguna, non poteva mancare quindi anche il Patriarcato di Venezia. Fu proprio Angelo Scola a sostenere strenuamente la candidatura di Piergiorgio Orsoni a Sindaco di Venezia. Orsoni,
definito dal corriere il Professore cattolico, è tutt’ora procuratore di San Marco, la più prestigiosa carica vitalizia della Repubblica di Venezia dopo il Doge, legata a doppio filo con il patriarcato. Nel consiglio di amministrazione della Fondazione eccovi sia il capo supremo delle tangenti, Mazzacurati, sia Orsoni, ex sindaco di Venezia.